Therapy?: recensione di Hard Cold Fire

Sono tornati i Therapy? e il loro Hard Cold Fire farà la gioia dei fans della prima ora, che troveranno un disco coerente come non mai e fortemente ancorato agli anni Novanta.

Therapy?:

Hard Cold Fire

(Marshall records)

alternative rock

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Si possono scrivere tante cose sui Therapy? e, magari, trovarsi in disaccordo su molte di esse. Su un aspetto, però, crediamo sia giusto essere tutti sulla stessa linea d’onda, ovvero la coerenza che da sempre è un marchio di fabbrica del combo nordirlandese.

Giunti al loro sedicesimo album di una carriera costante e che ha conosciuto degli apici pazzeschi a metà anni novanta quando l’alternative dominava le classifiche di mezzo mondo, Andy Cairns e soci non sembrano conoscere la parola mediocrità.

Anche con Hard Cold Fire, che sicuramente non è il loro miglior disco, il livello qualitativo rimane, comunque, soddisfacente, grazie ad un pugno di canzoni, molto brevi nella durata, che hanno il marchio tipico di chi in passato ha scritto capolavori come Stories, Nowhere e Nausea.

I riff possenti scritti da Cairns, il suo tipico cantato e il groove dato da una coppia ritmica di qualità assoluta si ritrovano pari passo anche in questa nuova fatica, dove la melodia, fortunatamente, non è stata accantonata in alcun modo.

Ci sono brani che faranno sicuramente capolinea nei concerti che si terranno da qui in avanti, vedi l’ottima Joy, l’efficiente Poundland Of Hope And Glory e la diretta To Disappear.

La verità, se proprio dobbiamo dirla tutta, è che nelle note dell’album si respira l’aria tipica degli anni Novanta, così come era capitato con i precedenti Disquiet e Cleave. Si capisce che la voglia di ritrovare il gusto di avere nei propri dischi delle canzoni toste, secche, ma facilmente ricordabili è un qualcosa che da sempre esiste nel DNA dei Therapy?. Non fa eccezione, pertanto, anche questo Hard Cold Fire che farà la gioia dei fans della prima ora che hanno seguito con amore e dedizione il percorso di una band onesta, ma soprattutto più unica che rara.

 

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Francesco Brunale
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