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The Ultimate Dreamers: recensione di Paradoxical Sleep

Paradoxical Sleep è il prezioso, nuovo album del quartetto belga The Ultimate Dreamers. Un viaggio sonoro dal fascino oscuro attraverso le nebbiose profondità di quel paradossale labirinto chiamato vita.

The Ultimate Dreamers

Paradoxical Sleep

(Alfa Matrix/Spleen+)

post-punk, coldwave, darkwave

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In questo frenetico turbinio di uscite discografiche che si accavallano in maniera compulsiva spesso a scapito della reale fruizione dei potenziali ascoltatori è sempre più difficile scovare qualcosa di davvero interessante e per interessante non mi riferisco a produzioni di facile fruizione perché allineate agli stereotipi consueti ma invece a quelle sempre più rare dove come per magia le liriche di spessore si sposano ad un sound personale e riconoscibile, è il caso del quartetto belga The Ultimate Dreamers che tornano sul mercato con lo splendido Paradoxical Sleep, il nuovo full-lenght su Alfa Matrix/Speen+.

Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio gioiello dark-pop costruito su fondamenta post-punk, addolcito da straordinarie argomentazioni melodiche tanto fumose quanto affascinanti e ornato a regola d’arte da testi particolarmente introspettivi.

Prodotto da Len Lemeire (noto per il suo lavoro con Implant, 32Crash, Anne Clark), il disco è dedicato alla memoria di Philippe Pascal, frontman dei seminali Marquis De Sade e Marc Seberg scomparso a Rennes nel 2019 proprio mentre era in corso la campagna di crowdfunding per la produzione del nuovo album dei primi e si pregia della straordinaria partecipazione di Simona Ferrucci (Winter Severity Index) protagonista di uno splendido spoken word nella intrigante e magmatica Into the Fog, June Dune (Dead Crush) voce sospesa tra le spire magnetiche di The Knife e Sandrine con il suo ispirato violoncello che accresce la bellezza di alcuni brani con incantevoli volute armoniche tinte di nero.

Questi ed altri fondamentali tocchi di classe come la ritmica efficace, le melodie subliminali e gli episodi più freddi e robotici fanno di Paradoxical Sleep un disco compatto, completo e variegato capace di trascendere epoche e classificazioni musicali (peraltro detestabili sempre).

Undici tracce più due bonus track per un viaggio imprescindibile attraverso sensazioni e turbamenti che scorrono e si susseguono come immagini osservate dal finestrino di un treno in corsa, dalla meditabonda oscurità di Kids Alone alla sospensione emozionale di Energene, ai palpiti sintetici di Looking For fino alle rotondità irresistibili della neworderiana Far Away dominata dal basso pulsante.

Se Deafness, uno dei capitoli più esaltanti dell’intero lavoro, appare come un compendio magistrale di torbide storture labirintiche, le malie sognanti di Envoler (cantata in francese) catturano tutti i sensi mentre Replicant rimbomba e affonda in un loop armonico clamoroso, roba da hit single senza se e senza ma.

Del resto i primi due singoli estratti avevano già bellamente dichiarato i confini non confini di questo diamante grezzo, la devastazione sonora di Digging con le sue strepitose aperture apocalittiche è il contraltare perfetto del più accessibile, in termini di approccio, Spiritchaser, dicotomia della vita stessa narrata anche grazie al video di accompagnamento, il ritmo serrato delle città frenetiche e oppressive si scontra con le tetre immagini cimiteriali in un continuo stop ang go sonoro e visivo che per forza di cose ci costringe alla riflessione.

È un sonno paradossale (e paralizzante) quello in cui viviamo o è invece paradossale non rendersi conto di quanto tempo sprechiamo nelle lacune amniotiche dell’effimero?

Awakening (seconda bonus track dopo Replicant) strumentale dalla costruzione post rock pervasa da una forte componente oscura (quel violoncello aulico legato a doppio filo con il basso cupissimo è una vera delizia), segna il punto di non ritorno a meno che non vogliate ricominciare dal principio…proprio come me.

https://www.the-ultimate-dreamers.com/home

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Elisabetta Laurini
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