The Kodes

Potente rock all'italiana con proiezione verso nuove terre di conquista. The Kodes, dalla Liguria alla conquista del mondo?

The Kodes

The Kodes

(Cd, Autoproduzione)

rock

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Immaginavo che in Italia non ci fosse più nessuno che suonasse rock. Rock puro e semplice, il classico due chitarre, basso e batteria, con cantante solista, capello lungo e aria maudit. Il rock che più assomiglia ai suoni provenienti dagli anni ’70. Invece, qualcuno ancora c’è, ed arriva dalla Liguria. Sono The Kodes, un duo voce/chitarra, che si fa “supportare” in studio e dal vivo, da un folto gruppo di musicisti. Il loro CD autoprodotto contiene 11 brani, in realtà sono cinque brani originali con tre di essi sia in inglese che in spagnolo.

Sin dall’inizio il suono è potente e carico ed in alcuni passaggi, forse per l’inserimento di tastiere e per il modo di cantare, ascoltandoli mi vengono in mente nomi di gruppi che facevano i primi passi alla fine degli anno ’80 in America.

Il disco però ha un paio di pecche: nonostante l’inizio potente ed accattivante, poi non sembra avere una vera e propria evoluzione, sembra che debba sempre iniziare qualcosa di più interessante, qualcosa che lo distingua da tutto il resto, invece si arena su standard che non lo portano ad una esaltazione del rock, ma si fermano ad un gradino medio, come se la macchina si fosse impantanata, producendo dei brani, che sì, sono rock, ma quel rock un po’ “per tutti”, un po’ pallido, che si può sentire nelle sagre di paese e non nei templi del rock, e sono sicuro che loro hanno le caratteristiche per liberare molta più energia.

La seconda pecca, non riguarda solo The Kodes, ma tantissimi nuovi gruppi italiani, senza distinzione tra generi musicali: i testi. Non sono all’altezza della musica e i temi sono consumati, lisi e pieni di luoghi comuni. Possibile che non esista in Italia un musicista rock che riesca a raccontare, in italiano, nuove storie, oppure le solite storie ma con un nuovo linguaggio?

The Kodes hanno però l’asso nella manica. Forse hanno capito che il loro genere musicale in Italia non fa molti proseliti (aspettiamo il ritorno dei Litfiba e vediamo se il genere torna in voga!) ed allora, in maniera intelligente, si preparano all’esportazione in quei paesi dove il sole del vecchio rock non è mai tramontato, dove si parla in inglese e spagnolo, in Sud America andrebbero fortissimi, e non sono ironico. Mossa astuta e probabilmente vincente. In bocca al lupo.

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