Soul of the Cave: intervista

Il loro album di debutto, Asphalt, ha visto la luce solo pochi mesi fa, e i romani Soul Of The Cave hanno già un nuovo promo in cantiere. Il batterista Flavio Gamboni ci parla della band e dei suoi progetti per il futuro

soulofthecaveliveRockshock. Come è nato il vostro disco, Asphalt? E a quale brano o aspetto di questo vostro lavoro siete più affezionati?

Flavio. Nel 2006/7 abbiamo sentito il bisogno di raccogliere il materiale (vecchio e nuovo) che per noi significava qualcosa e rappresentava le nostre pulsioni post-adolescenziali e la passione che mettevamo in musica con l’influenza del contesto familiare e urbano (da qui Asphalt).
Aldilà dell’affetto per i singoli brani, alcuni pezzi rappresentano il punto di svolta che ci ha condotto verso nuovi orizzonti musicali. In particolare Asphalto e Toy, quelli che ci danno la maggior carica e coinvolgimento emotivo mentre li suoniamo, Yellow Glue e Dead Dogs. Tutti e quattro non a caso sono fra i più recenti dell’album; ma cito anche Alien On Faces, che ha una storia a parte, uno dei nostri primi pezzi in assoluto, perché è stato riarrangiato tante di quelle volte che ha infine preso una forma che è vicina al nostro attuale modo di fare musica.
Rockshock. Volete provare in poche righe a raccontare il vostro sound a chi ancora non vi conosce?

Flavio. Abbiamo un sound rock, caldo, potente, variegato, che proviene dalle nostre viscere ma con quattro cervelli che lo controllano; a volte il suono è aspro, a volte più dolce, quasi sempre energico e diretto, nonostante spesso arrangiamenti e strutture siano abbastanza articolati e non scontati. Vi sono anche elementi di psichedelìa e di noise qua e la. Abbiamo spesso un’attitudine che ci porta dal vivo a una ‘irruenza ‘bestiacea’, ci piace creare un gran muro di suono, curando l’esecuzione e ogni passaggio.
Rockshock. Avete sperimentato testi sia in italiano sia in inglese, cosa ha motivato ciascuna di queste scelte. In quale lingua vi trovate più a vostro agio?

Flavio. Non c’è stata una scelta premeditata di chissà quale complessità. Alcuni brani sono stati scritti in italiano per l’urgenza di esprimersi di Giacomo, gli altri, scritti da tutti e quattro, sono in inglese perché la musica che facciamo è fortemente radicata nella tradizione anglosassone e con un’etichetta inglese ci fu anche chiesto di scrivere testi soprattutto in tal lingua. Non credo che ci troviamo più a nostro agio con una delle due lingue in particolare. Per esempio, l’ inglese è una lingua che ci piace come suona, i testi onirici o metaforici che abbiamo scritto in inglese suonano bene; mentre l’italiano è la lingua nostra, la gestiamo più facilmente e ci dà delle soddisfazioni. Comunque dobbiamo lavorare meglio sull’inglese, curando pronuncia e scrittura.

Rockshock. Siete soddisfatti del successo di Asphalt e della sua diffusione a livello internazionale?

Flavio. Per ora non si può dire che abbiamo avuto il successo con la ‘S’ maiuscola, in quanto lo si può acquisire soltanto se si hanno alle spalle anni di concerti o comunque una promozione grossa che ‘spinge’ il nome del proprio gruppo. Gli accordi di distribuzione a livello mondiale sono utili e ci fanno piacere, ma anche qui vale lo stesso discorso su promozione e concerti. Ciò su cui punteremo quindi sarà promuovere la nostra musica suonando dal vivo, esprimendoci come meglio sappiamo e più ci piace fare.
Rockshock. Come siete arrivati a firmare con la Uk Division Records? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi – se ce ne sono – di lavorare con una etichetta discografica straniera?

Flavio. Siamo arrivati a questa etichetta tramite myspace; contattando tante case discografiche la Ukdivision si interessò particolarmente a noi ascoltando i brani del primo demo, Kylo. La Ukdivision è un’etichetta inglese ma è gestita da manager e intermediari nelle relazioni italiani, quindi non abbiamo avuto grosse difficoltà nei contatti. Paradossalmente non abbiamo avuto molti contatti col music business britannico; però siamo in procinto di puntare a promuoverci all’interno di esso perché abbiamo avuto diversi segnali che ci indicano che la nostra musica può trasmettere qualcosa in quel mondo.

A marzo partiremo per Londra in ‘avanscoperta’!

Rockshock. Come vi siete rapportati ai diversi aspetti della vostra carriera, quello in studio e quello dal vivo? Quale vi dà maggiore soddisfazione, quale trovate più problematico?

Flavio. Non abbiamo molto esperienza in studio, in quanto abbiamo avuto a che fare con registrazioni quasi soltanto per registrare il demo (2006), poi l’album Asphalt (2007) e infine il freschissimo promo Hand Made Evil (2008/9); quindi senza dubbio siamo più sciolti e abbiamo più dimestichezza nella dimensione dal vivo, senza contare che la preferiamo; negli ultimi tempi però stiamo un po’ cambiando rotta, nel senso che vogliamo dare, rispetto al passato, più importanza alla fase della registrazione; questo aspetto è fondamentale per poter creare meglio i pezzi e registrarli con più sicurezza, ottenenendo migliori risultati.
Rockshock. Quali sono le vostre principali influenze musicali?

Flavio: Ascoltando tantissima roba come classica, jazz, musica sperimentale, psycho-metal, funk, eccetera; possiamo dire però che le principali influenze provengono dal rock anni ’60-’70 (hard rock, pschedelìa e prog) passando per punk, postpunk, grunge e stoner rock.
Rockshock. Cosa state facendo in questo momento e quali sono i vostri progetti per il futuro?

Flavio. E’ quasi pronto il promo Hand Made Evil sopracitato, che avrà lo scopo di poterci, prima di tutto, far capire cosa stiamo creando ora e cosa ci convince; inoltre questo prodotto servirà per un nostro progetto di promozione; abbiamo in mente di attuare questa promozione nelle prossime settimane, con lo scopo di suonare dal vivo in Italia e all’estero e di trovare, si spera, una agenzia di booking. Siamo disposti a fare lunghissimi tour!
Inoltre stiamo preparando diversi altri pezzi che ci stanno molto convincendo; sperimentiamo di più, provando sonorità più ricercate; allo stesso tempo stiamo lavorando sulla sintesi negli arrangiamenti per togliere i passaggi contorti simili a quelli che a volte nei pezzi passati non ci hanno soddisfatto. In sostanza lavoriamo con più attenzione a rendere i pezzi più coerenti all’idea stessa che abbiamo di essi.

www.rockshock.it/soul-of-the-cave-asphalt/

www.myspace.com/soulofthecave

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