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The Kills: Blood Pressures

Dopo la collaborazione con Dean Fertita e Jack White, torna Alison Mosshart coi suoi The Kills. Blood Pressures: garage-blues ruvido e spigoloso nel segno dell'indie

The Kills

Blood Pressures

(Cd, Domino Recordings)

garage-punk, indie blues

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The-Kills-Blood-PressuresNon hanno certo bisogno di presentazioni i The Kills, duo formato dalla cantante americana Alison Mosshart e dal chitarrista britannico Jamie Hince, attuale compagno di Kate Moss.

Dal 2003, anno del loro esordio Keep On Your Mean Side, sono usciti a cadenza bi-triennale con album di intrigante indie-blues-garage sporco che hanno diviso la critica fra detrattori e fans sfegatati.

A 3 anni dall’ultimo Midnight Boom che però aveva un po’ rallentato l’euforia derivante dal precedente No Wow, arriva in questo 2011 (già pieno di album che lotteranno per il titolo di migliore dell’anno), Blood Pressures, nuovo lavoro dei The Kills.

Messa da parte la rabbia esplosa nei due album con i The Dead Weather, Alison ha però mantenuto l’appeal da rockstar che l’ha sempre contraddistinta. Il suo carisma e la sua voce alla nicotina convince ed affascina anche in questo ultimo lavoro, già a partire dal primo brano dell’album Future Starts Slow.

Primo singolo estratto è invece Satellite, brano meno tirato ma comunque caratterizzato da suoni abrasivi in puro stile The Kills.

Si continua forte con uno dei brani migliori dell’album, Heart Is A Beating Drum, riff di chitarra e refrain che si insinuano nella mente con Alison in una canzone perfettamente cucita addosso .

Nail In My Coffin parte con sonorità sullo stile dei Dead Weather ma lo stile è invece tipicamente “Kills”.

Con Wild Charms cambiano le cose: mellotron e Jamie che canta e incanta in una ballad stile Beatles che dura poco più di un minuto.

Con DNA tornano i suoni ruvidi e spigolosi tipici dell’indie blues di marchio Mosshart-Hince, seguita a ruota da Baby Says, altro brano da segnarsi fra i migliori.

The Last Goodbye spezza un po’ i ritmi delle pressioni sanguignee, una ballad atipica per gli standard della band.

Si chiude invece alla grande col blues di Damned If She Do, la candidata a prossimo singolo You Don’t Own The Road e l’ipnotica Pots And Pans.

Come tutti i lavori dei The Kills, anche questo non aggiunge nulla di nuovo in materia di sonorità o composizione, ma sono comunque album di cuore, di sudore; lavori piacevoli che restano nel tempo.

E non è poco ! Consigliatissimo a chi cerca un album disimpegnato e gradevole che lo accompagni in viaggio!

 

 

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Fabio Busi
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