Losburla: I Masochisti

Esce l' album d'esordio di Roberto Sburlati detto Losburla: tra indie rock e richiami al punk, le critiche ironiche ad una società nella quale, in fondo, siamo I Masochisti

Losburla

I Masochisti

(Cd, Libellula)

indie, indie rock

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L’immagine di un tizio completamente nudo che si sta buttando nel Po con tanto di canoisti sullo sfondo non può che destare curiosità, specie se si tratta della copertina di un disco, ed effettivamente rende anche abbastanza bene l’idea di ciò che si ascolterà ne I Masochisti, disco d’esordio di Roberto Sburlati, in musica Losburla, il quale,  appunto, si “denuda” mostrando la realtà della società odierna vista con i suoi occhi, servendosi di dieci brani composti da liriche ora esplicite ora meno e da una musica che fonde diversi stili e risulta, nel complesso, abbastanza orecchiabile grazie ad un sound piuttosto essenziale ma completo.

Gli argomenti trattati nel disco toccano diversi punti, fra i quali il mondo finto della televisione, della demagogia da social network o della società che mette   l’apparire prima dell’essere; Regionale At-To è una ballata malinconica in cui dei pensieri maturati tra i bicchieri di un bar, generano forti riflessioni sul successo e sui valori della vita, mentre Amaro è un testo accompagnato da un ritmo forte e deciso e, appunto, amaro, sul tema della fuga di fronte a ciò che la vita mette sul piatto, mentre si può “Sentire sul vetro il tonfo dei sogni infranti”.

Atmosfere indie rock escono fuori in brani come L’imbucato o Il mio processo di beatificazione mentre il più tastieristico Dilettanti, originale preghiera ad un santo inesistente, sembrerebbe essere un richiamo a Rino Gaetano (non a livello musicale, ovviamente).

Buone atmosfere si possono ascoltare tra le ciniche ed efficaci riflessioni di Senti questo cane come abbaia e nella Title Track, pezzo di otto minuti in cui la voce recitata riassume il contenuto del disco muovendosi in un’atmosfera musicale martellante e coinvolgente (ricorda alcune vecchie cose dei CCCP) con curiosi intermezzi acustici e notizie televisive in sottofondo.

Nel suo complesso, I Masochisti di Losburla scorre in maniera piuttosto lineare e fa delle tematiche trattate i suoi punti di forza; musicalmente parlando non c’è una candidatura al gran premio dell’originalità ma non siamo neppure di fronte a qualcosa che ti costringe a togliere le cuffie anzitempo: l’insieme è ben omogeneo e coerente, ma non ci sono veri momenti clou.

L’utilizzo dei testi è piuttosto efficace, soprattutto quando questi sono particolarmente forti e diretti (“Tu fammi spazio che io passo e schiaccio senza guardare, fossi pure mio fratello, fossi pure un figlio o un rimorso che mi mantiene sveglio” , per esempio) ma a volte la ricerca della poetica risulta un po’ forzata. In ogni caso, il voler riflettere sul “masochismo” del cittadino italiano di oggi è comunque un bersaglio centrato abbastanza bene.

Considerando quello che esce di solito in Italia, questo, tutto sommato, è un buon disco…ma averlo o meno nel mio scaffale non mi cambierà la vita

 

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Alessio D'Elia
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