Let Me In: The Bag

Per gli amanti delle sonorità alla Green Day, ecco gli italianissimi Let Me In con il loro album d'esordio The Bag

Let Me In

The Bag

(Cd, Penthar Music)

punk-rock

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Let Me In: The BagI Let Me In arrivano da Brescia forti di oltre 100 concerti fuori dal confine italiano (Austria, Slovenia, Francia) e, nonostante si siano formati nel 2005, questo The Bag è il primo album ufficiale, che segue però due demo autoprodotti.

Già dalle prime note di B.L.S. Basic Life Support si nota una certa somiglianza con i Green Day e col punk di matrice americana.

Aumenta il tiro con Promised Land e anche 3 Chords Theory porta una bella sferzata di energia, ricordando a tratti certe cose dei Bad Religion.

Piacevole ma di minor appeal è Just Beyond Reach (How I Learned To Love The Bomb), seguita dalla melodica Old House (The Things That Are No More).

Con The Parasite ci si immagina di veder arrivare Billie Joe Armstrong, tanto è referenziale il brano, comunque di buona fattura.

Le sonorità alternative rock di Swallowtail Butterfly e i fantasmi punk di Phantoms ci fanno oltrepassare la metà del cd, un lavoro che scivola via veloce e che comunque diverte.

My Hope For The Summer  resta sullo stesso livello, mentre The Bag, brano omonimo all’album è una bella ballata acustica.

Ingannano gli influssi elettronici con cui inizia 66cl Frustration Can, brano chiaramente punk, seppur contaminato.

La trascurabile Bullethead e l’energia della validissima The Greatest Song Ever ci guidano alla conclusione con l’unico brano in italiano. Amare Serate Amare appare però un po’ fuori contesto seppur sia un indie poprock di ottima fattura, ma rischia di confondere le idee sull’identità della band, a chi ascolta solo questo e non il resto dell’album.

In conclusione questo The Bag dei Let Me In è un buon prodotto per chi ama il punk dei Green Day, sia quelli più commerciali che quelli prima maniera. In futuro sarebbe forse meglio trovare una qualche caratteristica più personale, oppure perchè no, anche indirizzarsi sul genere più indie dell’ultimo brano. In ogni modo il prodotto è di qualità e si ascolta bene, il che non è poco…


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Fabio Busi
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