Indie Boys Are For Hot Girls: Into Unconsciousness

Una band dal nome indie ma che non vuole essere etichettata come tale. Ma i riferimenti musicali del genere non mancano…

Indie Boys Are For Hot Girls

Into Unconsciousness

(Cd, Autoproduzione)

alternative-rock, post-punk

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Indie Boys Are For Hot Girls- Into UnconsciousnessNoi non siamo una band indie. Non suoniamo indie. Non ci vestiamo da indie. Proviamo a fare ciò che più ci piace. Se vi piacciamo per il nome avete sbagliato band. E’ questo quello che compare nella pagina facebook degli Indie Boys Are For Hot Girls. Il trio romano è composto da Alessandro Canu (voce, chitarra), Daniele Barillà (basso, cori) e Claudio Gatta (batteria). Attivi dal 2009 e con alle spalle 2 EP (Cheat_Lie_Steal del 2009 e Hedonism del 2011) gli IBAFHG hanno ora fuori il loro primo disco “grande!,  Into Unconciousness.

Il nome del gruppo è ovviamente una modo per ironizzare sulla moda indie, ma ascoltando il disco ci si accorge che nella loro musica tale elemento ha una certa importanza. I riferimenti sono l’indie rock di Strokes ed Arctic Monkeys, ma il suono complessivo che ne risulta è più vicino alla cupezza del post punk revival di Interpol, Horrors ed Editors.

Let Your Body Out (il cui video tratta il tema della sordità) è il primo singolo estratto dall’album. Se l’inizio ricorda gli Interpol, successivamente la canzone ripiega su distorsioni che potrebbero far pensare agli A Place To Bury Strangers in versione meno aggressiva. Il ritornello, cantato a squarciagola, risulta molto efficace nell’economia della canzone, che si chiude con una coda molto interessante caratterizzata da apprezzabili effetti psichedelici.

Sad Actors si apre con una chitarra dilatata (Arctic Monkeys) con intermezzi chitarristici che usa i soliti 3 accordi degli Strokes. Se gli Arctic Monkeys ricompaiono nel pezzo successivo (The One), gli Strokes fanno capolino in The Day That Love Left My Eyes, per poi resuscitare nella finale Crossfire.

Questa volta tocca ai Jesus And Mary Chain: la batteria di Something Like A Dream è la stessa di Just Like Honey. Il pezzo con un sound più brutale (quasi stoner) è Abandon, mentre Colours inizia con atmosfere placide per poi virare verso esplosioni post-rock. Il pezzo migliore è Follow The Tide, dove una voce distorta e cupa (un incorcio tra Ian Curtis e Jim Morrison) recita parole su un sottofondo di distorsioni, fino a quando la batteria incalza ed esplode il ritornello (la voce è ora quella di Jim Reid dei Jesus And Mary Chain).

Into Unconsciousness non è per forza un pessimo disco. E’ piuttosto un concentrato di idee, espresse a sprazzi, che manca di coesione. Attendiamo il secondo album…

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