Gaben: Cane

Poliedrico e multimediale, l’artista pescarese ci regala un esordio solista elettrico e spigoloso. Un Cane tutt’altro che docile sebbene dotato di animo ironico e indole giocherellona

Gaben

Cane

(Cd, Benka Records/Wondermark)

rock

_______________

recensione-gaben-caneCane che abbaia non dorme. Seppur rivisto e leggermente (s)corretto, il detto popolare di matrice animale ben si adatta alla descrizione del primo lavoro solista di Gaben (ovvero Alessandro Gabini), pubblicato per la Benka Records, l’etichetta dell’ex cantante dei Giuliodorme e dell’esordio di Viola(nte) Placido, col laconico titolo di Cane. Sì perché l’affermazione sarà banale quanto si vuole ma è proprio questo che l’artista pescarese sembra raccontarci: la mediocrità di una provincia meccanica in cui Quello Che Ti Sembra non è mai come poi risulta essere. Dove nonostante un allegro Motivetto ed un sole che, A Volte, contribuisce a riscaldare le grigie giornate d’autunno, tutto risuona inesorabilmente come la Solita Lagna.

Spigoloso, dissacrante, elettrico, il viaggio è musicalmente sorretto da un impianto desolatamente e splendidamente rock: basso, chitarra e batteria più una leggera contaminazione con ritmiche sintetiche figlia più di una necessità compositiva che di una libera scelta artistica.

Dieci tracce più un grugnito ultrasonico dei Giovanna d’Hardcore, poco più di trenta minuti di musica affilata bastano a catapultarci in una quotidianità monotona ed afona di cui prendersi comunque gioco con l’arma affilata dell’ironia. Ed anche se alla fine il riso risulta piuttosto amaro, l’ascolto di Cane ci lascia addosso una piacevole sensazione di leggerezza che ci sorprende positivamente un bel po’.

 

Gli ultimi articoli di Ivan Masciovecchio

Condivi sui social network:
Ivan Masciovecchio
Ivan Masciovecchio
Articoli: 120