Decabox: #dissocialnetwork

11 brani rivolti alla generazione dei social network: la dissacrante vetrina sociale alternative rock dei Decabox con #dissocialnetwork

Decabox

#dissocialnetwork

(Vrec)

alternative rock

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Decabox-dissocialnetworkrecensioneFingere che tutto sia è la prima traccia che parte mettendo in play #dissocialnetwork, la seconda produzione di inediti della band milanese Decabox, che abbiamo conosciuto con il disco d’esordio L’uomo biodegradabile del 2011. La finzione di cui è espressione il primo brano, che con un ritornello particolarmente orecchiabile è un accattivante biglietto da visita per l’intero disco, è proprio quella finzione che può essere creata nel mondo virtuale di internet che i Decabox in questo nuovo lavoro hanno preso particolarmente di mira.

Le undici canzoni di #dissocialnetwork infatti vogliono essere una disamina spietata di come i social network provochino dissociazione dalla realtà, filtrata dai commenti su internet, non vissuta nella vita sociale reale, amplificando paure, disagi, ansie e solitudini. Così attraverso nomi storpiati (Il mio nome), amori con la A distorta, l’abitudine di mettersi nei panni degli altri (Fammi fare un giro nella tua testa)Decabox hanno tanto da dire e lo fanno con un rock all’italiana arricchito di campionature elettroniche che li differenziano da band più commerciali. Dai brani più aggressivi ma che lasciano anche una traccia indelebile nella memoria come Carta stagnola, L’autografo del mostro o A-distorta si passa anche a toni più bassi e pacati come possono essere quelli di La verità o ancora di più Tempo fa. 

Voci e testi, che nonostante il tema poco originale non sono mai banali e scontati, sono di Davide “Rive” Rivetta, che è anche chitarrista. Gli altri membri sono Jacopo Giuliano (basso e cori), Claudio Rubicondo (chitarra e cori) e Dario Borsati (batteria).

 

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