Barbara Cavaleri: So Rare

Quando la ricercatezza sonora incontra l’orecchiabilità viene fuori So Rare, il terzo album della cantautrice Barbara Cavaleri

Barbara Cavaleri

So Rare

(Wasabi Produzioni/Total Wipes)

folktronica, pop

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so-rareIn tempi di crisi come questo, abbiamo visto come spesso gli artisti anche di grande fama chiedano ai propri fan un supporto economico. È stato il caso di band come gli Ulan Bator, o gli Swans, che tramite le piattaforme di crowdfunding hanno raccolto fondi per realizzare i loro ultimi album. La moda si è diffusa anche in Italia, quando è nato Musicraiser, che funziona con lo stesso meccanismo.

È proprio grazie a questa piattaforma che Barbara Cavaleri ha potuto iniziare a registrare le canzoni di So Rare, terzo lavoro in studio che arriva sei anni dopo l’ultimo Someone’s Speaking.

Complice anche la produzione di Leziero Rescigno (La Crus, Amor Fru), So Rare è un buon compromesso tra folk e elettronica, con quest’ultima mai invasiva e che anzi accentua molte volte l’umore, come ad esempio dimostrato nell’introspettiva November.

Le storie raccontate nel disco, autobiografiche e non, sono illustrate attraverso l’uso della lingua inglese, frutto di un periodo che l’autrice ha trascorso a Londra.

Si tratta di lavoro intimo e personale che inizia con Intro: ci si addentra in un luogo immacolato e celestiale, da cui fa capolino la voce soffice della Cavaleri. La cura della voce è infatti uno dei punti forti di So Rare. Esemplare è Just Do It Again, che esalta le sue doti canore sia a livello tecnico che interpretativo.

Notevole è anche la cura degli arrangiamenti unita all’orecchiabilità (Desire). Il tono fatalista ricorda a tratti una Anna Calvi o una Pj Harvey.

D’altro canto l’atmosfera non è sempre la stessa: Rainbow inizia con toni paradisiaci ma poi evolve nel finale e si trasforma in un incubo. Up sembra addirittura fare incursione nel synth pop oscuro dei Depeche Mode.

L’uso dell’elettronica è molto rilevante in questo disco, specie quando accompagnano il brano dall’inizio alla fine (gli spiragli sintetici di Holes o il ritmo incalzante di So Rare con nastri al contrario).

Il trittico che conclude l’album è l’estremizzazione degli ambienti o umori fin qui illustrati. Da una parte c’e l’intenzione di abbracciare sonorità ultraterrene (Don’t Disappear), dall’altra quella di scavare fra i ricordi (la nostalgica Home, che sembra uscita da un album di Suzanne Vega).

So Rare è caratterizzato da un buon bilanciamento tra orecchiabilità e ricercatezza. Le dieci tracce non sono quasi mai banali e scorrono via leggere dall’inzio alla fine. Gli arrangiamenti seguono la voce vellutata di Barbara Cavaleri e la accompagnano tra i sentieri eterei del suo folk.

 

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