Atari: Can Eating Hot Stars Make Me Sick?

Esce il secondo disco degli Atari, Can Eating Hot Stars Makes Me Sick? Una grande prova di maturità della band, che propone una sorta di piccola enciclopedia dell'elettro-pop

Atari

Can Eating Hot Stars Make Me Sick?

(Cd, Suonivisioni)

elettro-pop

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ATARI-Can_Eating_Hot_Stars_Make_Me_SickGli Atari sono un duo elettronico napoletano, usciti fuori tre anni fa con il buon esordio Sexy Games For Happy Families, una specie di sfogo post-adolescenziale in 8 bit. Adesso sono tornati, attesissimi, con Can Eating Hot Stars Make Me Sick?, disco col quale cercano di dare uno strappo col passato, evolvendosi da un mood pocanzi definito post-adolescenziale per arrivare ad un prodotto magari più consapevole, magari meno sperimentale, magari meno ludico e più ragionato. Insomma, un disco più consapevole rispetto al precedente. E sembrano proprio esserci riusciti.

Certo, è anche vero che quello che stanno facendo è cavalcare con grande abilità una delle grandi mode del panorama mondiale della musica indipendente. Perché un accostamento agli osannatissimi Digitalism sarebbe più che doveroso farlo, e ben sappiamo che questi assieme a WhoMadeWho e Crystal Castles sono alcuni tra i gruppi elettro-pop più amati dal mondo dei nuovi hipsters. Ma è anche vero che riuscire a sfornare un prodotto di qualità in un contesto in cui si guarda molto più alle tendenze che ad altro risulta essere molto difficile, e per quanto concerne questo gli Atari sono riusciti in pieno a conciliare questi due elementi (tendenza e qualità) dando alle stampe un lavoro più che valido.

Le loro influenze si sprecano, e sembrano proporle senza alcun timore reverenziale. Una specie di synth pop universale, senza storia e senza confini geografici, Can Eating Hot Stars Makes Me Sick? sembra essere un’enciclopedia del pop elettronico che parte dai primi Devo fino ad arrivare agli già accennati Digitalism. La melodia la fa da padrona, come sempre, e la pulizia e l’accuratezza del sound rendono il disco un lavoro di quelli che, nonostante il genere possa non piacere, debbono per forza di cose destare compiacenza da parte di chiunque si interessi di musica in quanto forma d’arte.

Tirando le somme: piaccia o non piaccia il genere, da questo disco non ci si può aspettare di più, perché contiene in se tutti gli elementi che rendono grande un disco pop.

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Stefano Ribeca
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