Ana Never: Small Years

Fate altro: lavate i piatti, leggete un libro, spolverate, guardate il fuoco del camino ardere, guidate, pensate. Fate altro mentre ascoltate Small Years degli Ana Never. Riusciranno così ad avvolgervi nelle loro oniriche atmosfere

Ana Never

Small Years

(cd, Fluttery Records)

rock, ambient


Ana Never- Small YearsGli Ana Never sono un gruppo serbo che fa musica già da una decina d’anni e nel sito della loro casa discografica presentano il loro ultimo album Small Years come “un’emozionante e sensuale atmosfera di onde sonore in un pianeta solitario”.

Ammesso che queste belle parole abbiano anche un senso pratico, non è in questo senso che si può cercare di comprendere, raccontare e magari apprezzare questo album.

Per apprezzare questo lavoro si deve, a mi modestissimo parere, fare altro.

Servirà infatti una predisposizione fondamentalmente sgombra da troppa concentrazione per lasciarsi coinvolgere dalle atmosfere rarefatte e dilatate di brani da venti minuti, ma ovviamente qui la parola “brano” acquisisce ben poco significato, colmi di suggestioni rock condite di riverberi, delay, chorus ed echi. Ed ovviamente tante dissonanti distorsioni.

Si deve fare altro perché solo così si distoglie l’attenzione dalla musica e le si permette di svolgere il suo compito: quello di creare Ambient appunto, un tappeto sonoro che piano piano vi entrerà dentro e vi farà sentire quell’atmosfera di onde sonore in un pianeta solitario.

Sarete voi gli unici abitanti di quel pianeta e le note, a volte appena morbidamente sfiorate per una melodica percezione, altre volte suonate con ruvida e decisa fermezza, dilatate per un tempo che pare infinito e poi sterzate a cancellare quel tempo lunghissimo e rimettere in discussione ogni istante. Come se si potesse andare in controtempo all’infinito, mi riferisco al finale di To Live For.

Chissà come mi sono uscite queste parole, mi sono lasciato trasportare, forse come chi ha scritto le parole nel sito della band…

Un album non facile, non immediato, forse anche non molto compiuto e non ben strutturato, ma un album a mio parere sincero, che saprà regalarvi un fantastico sfondo sonoro e che saprà colpirvi, con modesta grazia, con le sue atmosfere e suggestioni.

Fine. Ma ho un’ultima domanda: e se quel pianeta fosse Dune?


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Enrico Scudeler
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