Peter Murphy: live report (Firenze, 1 ottobre 2009)

Uno dei totem della new wave britannica approda sui nostri palchi: abbiamo seguito per voi la prima data del suo tour italiano

Peter Murphy

Firenze, Viper Theatre, 01 ottobre 2009

live report

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petermurphylive09Peter Murphy è innegabilmente un pezzo di storia. Peter Murphy, suo malgrado, è innegabilmente un pezzo di storia perché e stato il cantante dei Bauhaus e come tale viene ricordato. Peter Murphy, però, è uno che ha lavorato con Mick Karn – già bassista dei Japan – nel progetto Dali’s Car e che sin dagli anni ottanta incide album a proprio nome.

Il Viper Theatre non è poi affollato come l’evento meriterebbe, e buona parte dei presenti sfoggia un esasperato look goth. Altri si presentano con aspetto più casual, ma tante t-shirt hanno stampigliati sulla stoffa i nomi di bands come Joy Division, Sisters of Mercy e – ovviamente – gli stessi Bauhaus.

Murphy sale sul palco prima della sua band, dopo che i roadies hanno meticolosamente verificato e corretto le accordature, e sin da subito mostra che non farà un concerto per reduci degli anni ottanta. Con sommo rammarico di molti, in parte anche mio.

Ma pian piano conquista la platea, pur incentrando buona parte della scaletta sui brani più recenti. I suoni sono molto più hard rock che new wave, e solo al momento dei bis si lascia andare all’amarcord: la bowiana Ziggy Stardust, una commovente cover di Transmission, la sempre meravigliosa Strange Kind Of Love. La sola concessione al repertorio della sua storica band si ha sulle note di She’s In Parties.

Qualcuno, dalla platea, chiede Bela Lugosi’s Dead:  Peter sorride e gioca con l’italiano dicendo «No Bela Lugosi: bello Lugosi!».

Certo, le chitarre esageratamente metalliche hanno lasciato il pubblico interdetto. Certo, a leggere i comunicati stampa qualcuno si sarebbe aspettato una sorta di greatest hits. Ma Murphy – oltrepassata la cinquantina – mostra ancora un invidiabile magnetismo scenico, sfoggia una voce tuttora commovente, dimostra un amore per quel che fa che trascende la propria fama: non si adagia sul passato, non propone quello che buona parte della sua audience si attende, segue il suo percorso con ammirevole orgoglio.

Solo tre anni fa, quando i Bauhaus si riunirono, faceva il sold-out in spazi enormi. Questa sera ha riempito a metà un club di periferia. Mettendoci la stessa energia. Mettendoci lo stesso amore. O forse di più.

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