Panaemiliana: recensione disco omonimo

Il progetto Panaemilana risulta essere un condensato di stili e di musica assolutamente raffinata, un condensato di viva classe.

Panaemiliana

s/t

(Brutture Moderne)

folk- jazz- etno

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Il progetto Panaemilana risulta essere un condensato di stili e di musica assolutamente raffinata. Del resto, Paolo Prosperini e Davide Angelica sono due musicisti e chitarristi bolognesi che suonano jazz e questo loro stile lo si riporta nei solchi di un disco che ha un punto totale a suo favore, ovvero quello di essere un condensato di viva classe.

I dieci brani, tutti strumentali, sono un vero e proprio viaggio attraverso diramazioni che portano dal jazz, all’etno, passando per il folk e la musica sudamericana, vedi l’iniziale Orgas Mambo che è un vero e proprio omaggio al Brasile.

Quello che ne deriva è un’atmosfera di completa pace che si avverte all’interno di questo platter nel quale ogni nota è messa al punto giusto. Il gusto per le soluzioni melodiche ed ariose è abbastanza forte, così come si tocca con mano anche un certo tono malinconico che già la copertina dell’album rende evidente e palpabile.

Musica, dunque, per palati finissimi in cui sembra che ti trovi prima in Emilia e poi in Brasile e magari successivamente in quell’America a tinte folk che fu raccontata a dovere dai grandi crooner degli anni sessanta e settanta. Il quintetto italiano, in meno di trentacinque di musica, regala quiete e maestria in questo disco omonimo che può essere davvero una piacevole scoperta per chi si vuole approcciare a delle sonorità elitarie e poco propense alla facile diffusione di massa.

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Francesco Brunale
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