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Niccolò Fabi + Petrol: live report (Chivasso, 16 luglio 2009)

Serata acustica per una Chivasso in festa, che per l'occasione ha deciso di ospitare due formazioni italiane di tutto rispetto, accomunate da un tipo di performance molto intima

Niccolò Fabi + Petrol

Chivasso, Estival, 16 luglio 2009

live report

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niccolo_fabi_solo_un_uomoNegli ultimi due anni ho inseguito Niccolò Fabi ed i Petrol senza mai riuscire a vederli dal vivo, complici i mille impegni e la distanza. E chi l’avrebbe mai detto che l’occasione di vederli entrambi, e per giunta in una veste particolarmente inedita, mi sarebbe stata offerta una sera d’estate dall’Estival di Chivasso?

La location è la piazza del municipio, una graziosa nicchia all’interno della via pedonale, nella quale per l’occasione è stato allestito un piccolo palco con alcune file di sedie. Molto intimo e di sicuro effetto, preludio di una session acustica che promette di non lasciare insoddisfatte le persone di tutte le età che, complice la bella serata e l’ingresso gratuito, iniziano piano piano a prendere posto.

Poco prima delle 22 salgono sul palco i Petrol, band nata dalle menti di Franz Goria (ex Fluxus) e Dan Solo (ex Marlene Kuntz), pronti ad offrire i pezzi del loro primo album Dal fondo, e del loro ultimo ep di recente uscita, L’amore è un Cane, in versione acustica, quasi una sfida per una band dark e graffiante come questa, che nel rock ha trovato la perfetta espressione della fisicità della propria musica. Due poltroncine, un tavolino con un’abat-jour e due bicchieri di vino rosso fanno da sfondo ad una spicciolata di pezzi, tra cui Il nostro battito del cuore, Cera e Devo andare via domani.

Una mezz’oretta dopo, sul palco sale lui, Niccolò Fabi, accompagnato da quella chioma riccioluta che tanta popolarità e schiavitù gli ha regalato. E’ solo con la sua chitarra, quasi a tradurre con un’immagine il titolo del suo nuovo album, Solo un uomo, per altro canzone di apertura della serata. Tra una battuta e l’altra, nell’insolita veste di timido-comico, si susseguono i brani estratti  dai suoi sette album: La promessa, E’ non è, Negozio di antiquariato (in cui ad ogni concerto l’età per spegnere la televisione viene esponenzialmente alzata!), la splendida Costruire ed infine Lasciarsi un giorno a Roma.

Un breve set, che ad ogni nota rapisce il pubblico, preda della bellezza dei testi scritti da Fabi stesso e dall’apparente semplicità della musica di accompagnamento, che sembra quasi scomparire davanti a tanta poesia. Credo personalmente che Fabi faccia parte di quella nutrita, quanto sconosciuta, schiera di cantautori italiani che riuscirebbero a rendere speciale anche la lista della spesa. Peccato che le loro doti non siano note ai più.

Prima di una paio di brani ancora, Niccolò Fabi risponde con schiettezza ed affabilità alle domande di un giornalista, che sviscera le tematiche del suo nuovo album, e a quelle del pubblico, curioso di sapere come avviene il processo creativo e di far sapere all’artista come attraverso le sue canzoni sia possibile creare un legame con lui che va ben al di là della semplice ammirazione e diventa quasi una sorta di complicità.

Milioni di giorni e Vento d’estate chiudono la breve ma intensa kermesse del cantautore romano, che trova ancora il tempo per lasciarsi andare a simpatici intermezzi, come alternare canzoni da falò quali Oye como va, Questo piccolo grande amore e la sua Capelli, che ha segnato il suo successo, quanto in un certo senso la sua rovina (in un’intervista disse che ci sono voluti 10 anni per sdoganarsi da quel clichè). Chiamato a gran voce per un bis, esce ed intona un cenno di Sangue del mio sangue, per lasciarci così, con una delle sue perle, dopo una serata che dimostra che se il talento c’è, non serve altro che una chitarra.

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