Marianna D’Ama: recensione di Where Will You Go, Nina?

Marianna D'Ama, con la pervasività timbrica che la contraddistingue, mescola e dosa minuziosamente i vari ingredienti sonori ed introspettivi che delineano la cifra stilistica e la sfera emotiva del suo nuovo EP Where Will You Go, Nina?

Marianna D’Ama

Where Will You Go, Nina?

(Endless Groove Records)

western, soul, folk, elettronica, noir

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Marianna D_Ama - Where WIll You Go, NinaDopo l’autoproduzione dell’EP d’esordio Lip (2018) e la pubblicazione del 45 giri Thee Devil (2019) prodotto dall’etichetta discografica Oh-No!Tapes Records, la cantautrice e polistrumentista italiana Marianna D’Ama, già accostata a nomi internazionali come PJ Harvey e già al fianco di songwriter blues-folk come Joseph Martone, manda alle stampe il suo nuovo EP Where Will You Go, Nina?, edito per l’etichetta inglese Endless Groove Records e anticipato dall’uscita del video del singolo March 1990.

Il desiderio di rinascita rappresenta il filo conduttore che avvolge le quattro tracce (March 1990, Underwater, Island and Desert, Dolls) di questo nuovo step discografico dal taglio autobiografico: quattro episodi dallo sfondo cantautorale ed acustico, intrisi di passaggi incantevoli, intimi, malinconici, ipnotici, chiaroscurali, evocativi e taglienti, in cui fluttuano note, sonorizzazioni e ambientazioni in linea con l’ideologia ermetica, poetica e minimalista dell’autrice.

Tenendo costantemente alta la tensione tra parole, immagini e musica, Marianna D’Ama si mette a nudo esaminando in controluce le onde impetuose del suo sofferto spettro emozionale, all’interno di un percorso esistenziale fatto di solitudine e dolorose trasformazioni, nel silenzio di quelle notti insonni a rimuginare sulle scelte sbagliate, sugli amori sbagliati e sui rimpianti.

Marianna D’Ama, con la pervasività timbrica che la contraddistingue e accompagnata fedelmente dal polistrumentista Davide Grotta, mescola e dosa minuziosamente i vari ingredienti sonori ed introspettivi che delineano la cifra stilistica e la sfera emotiva di Where Will You Go, Nina?, enfatizzando il tutto attraverso un telaio di tessiture atmosferiche e di elettronica eterea, crepuscolare, inafferrabile e potente, filtrata mediante stratificazioni magiche e notturne di rimando Still Corners e contaminata da quel misticismo vintage di suoni folk western affogati in effetti dilatati e iper-riverberati di chitarra e Farfisa (di chiaro orientamento morriconiano e tarantiniano), facendo leva su testualità crude e dirette, orientate a rivelare istantanee fosche, irrequiete, autunnali e dal carattere noir.

Intersecando la simbologia dell’isola, ovvero di quello spazio esistenziale che rimanda sempre a se stesso, diventando quindi ossessione, e l’idea del cammino spirituale nel deserto quale prospettiva di fede e catarsi, Marianna D’Ama è riuscita a ristabilire le giuste distanze dai sordi rumori del passato e da quella quiete apparente e superficiale che cela le fratture del presente, dilatandone e contraendone le forme, mantenendo il tutto in una sorta di sospensione onirica.

Riparte da Where Will You Go, Nina?, nel suo messaggio esplicito, la stagione della resurrezione di Marianna D’Ama, con il bisogno di risollevarsi e lottare contro tutti quei sentimenti e quelle emozioni contrastanti, tanto complementari quanto opposte, manifestando, pertanto, l’esigenza di volerle liberare da quello stato di soffocante apnea settembrina e dalle profondità di certi abissi invernali, per lasciarle alla loro forza di gravità naturale.

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