Lip Colour Revolution

I lip Colour Revolution registrano il loro primo album a Seattle e riportano il grunge in auge dopo più di quindici anni

Lip Colour Revolution

s/t

(Cd, Suoni Sommersi, 2008)

post punk-rock

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Vi ricordate quando all’inizio degli anni ’90 qualcuno girava con quelle camicione a quadrettoni, i maglioni più grandi di due taglie e magari anche rotti e quell’aria un po’ finta depressa propria del grunge?
Beh ascoltare i Lip Colour Revolution, quartetto post-punk del livornese, mi ha portato indietro di dodici anni circa.

I ragazzi, dopo aver cambiato diverse formazioni, escono quest’anno con il loro omonimo disco di esordio e offrono undici pezzi che spaziano dall’hard rock puro, come in Smoking May Reduce The Blood Flow And Cause Impotence al punk duro di Zebra, con influenze rock tutte le altre tracce del disco.
Il Cd è grintoso, è rabbioso, è sicuramente potente nel suono e nella consapevolezza delle potenzialità degli strumenti.
Il problema è che questo lavoro ha tragicamente del già sentito.
Ci sono i Metallica, ci sono i Soundgarden. E ci sono soprattutto i Pearl Jam. E c’è tutta una sottocultura, quella propria degli anni 90, che esce inesorabilmente in ogni pezzo.

Se da un lato è apprezzabile che questi ragazzi offrano un viaggio nel passato in sonorità orami dimenticate e che fanno parte di una fetta musica orami sepolta, dall’altra sconcerta che buone potenzialità e una signora voce del frontman si riducano a offrire un lavoro che di nuovo non ha nulla, un lavoro che se fosse uscito quindici anni fa avrebbe scalato le classifiche perché rispondente ai canoni musicali di quella fetta di secolo.

Nonostante tutto la formazione è brava e sa fare musica. Forse devono lavorare su una propria identità musicale e probabilmente rivisitare quelle sonorità, a cui io personalmente sono affezionata da ricordi adolescenziali, in chiave più moderna.

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Antonia Botte
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