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Intervista a Frei, uno dei sedici finalisti di Musicultura

RockShock ha intervistato Frei, uno dei sedici finalisti di Musicultura 2012 con il suo disco d'esordio Sulle tracce della volpe

freiRockShock ha intervistato Frei, uno dei sedici finalisti di Musicultura 2012 con il suo disco d’esordio Sulle tracce della volpe. Gli abbiamo chiesto quali sono i suoi gusti musicali, abbiamo parlato dei suoi numerosi progetti attuali, della sua passata esperienza con Gli Ex e della sua concezione del cantautore e della canzone oggi.

RockShock. Come ti sei avvicinato alla musica? Come si è sviluppato il tuo percorso musicale?

Frei. Da quando avevo quattro anni fino a venti sono cresciuto nella pensione che avevano preso in affitto i miei genitori, dove alla sera la gente ballava liscio e tango. Ad influire maggiormente è stata la musica leggera (Adriano Celentano, Mina, Lucio Battisti, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Gino Paoli, Gianni Morandi); a dieci anni impazzivo per il disco dei Los Lobos e The Final Countdown degli Europe; durante la mia adolescenza ho conosciuto meglio i cantautori (Fabrizio De André, Paolo Conte e Ivan Graziani in Italia, all’estero Georges Brassens, Leonard Cohen, Bob Dylan e Jacques Brel) che sapevano appassionarmi e dai quali venivo rapito; all’università ho cominciato ad ascoltare artisti e generi totalmente differenti (David Byrne, Mouse On Mars, Sparklehorse e Danger Mouse, Tom Waits, Bjork, la musica etnica, la world music di Tinariwen, la musica capoverdiana), soltanto allora con la consapevolezza di voler scrivere canzoni italiane esplorando strade ed esperienze nuove.

RS. Cosa ascoltavi mentre scrivevi il tuo album?

F. Infine, durante la scrittura del disco, ho cercato distrazioni che mi azzerassero il cervello e mi facessero godere (Me And Armini di Emiliana Torrini, Let It Die di Feist e It Could Happen To You di Chet Baker), pur sapendo che fossero modelli irraggiungibili perché lontanissimi dal mio universo.

RS. Sulle tracce della volpe è un disco…

F. …dedicato non solo alla ricerca delle canzoni, ma anche alla ricerca stessa e a chi cerca, a chi è curioso: mi affascina moltissimo vedere qualcuno che è completamente rapito dalla voglia di cercare qualcosa. Ad un certo punto della mia vita, ho iniziato a fare lo stesso con le canzoni, così è nato questo disco.

RS. Hai esordito come solista a 32 anni: non pensi che sia stato tardi?

F.Per me è stato il momento giusto: quando avevo vent’anni, io e i miei amici ci illudevamo leggendo le biografie di alcuni artisti già famosi fin da giovani…A me il fattore dell’età non interessa, e non mi spaventa assolutamente essere entrato nel mercato discografico soltanto un anno fa: anzi, mi piace l’idea di cambiare le cose e di dimostrare di poter mettersi in gioco a qualsiasi età. Non basta soltanto la maturità giusta, servono anche le persone giuste: ogni cosa viene a suo tempo.

RS. Parlaci dei tuoi progetti per Associazione Aidoru: Carretti Musicali, Coro Corridore e Topo

F. Carretti Musicali e Coro Corridore sono due progetti paralleli di cui vado molto fiero: è musica viscerale, che coinvolge trasversalmente performance, teatro e scenografia; non sono improvvisati come i buskers, anche se, come quelli, si muovono in strada. La differenza tra i Carretti Musicali e il Coro Corridore risiede nel fatto che i primi hanno amplificatori alimentati a batteria, come una vera e propria rock band, mentre i secondi, superando le difficoltà logistiche e di spostamento, creano un sound rivoluzionario grazie all’uso di megafoni che sparigliano tutte le carte in tavola. Topo è invece un progetto di Dario Giovannini (produttore dell’album, ndr) come regista, uno spettacolo ancora in fase di produzione (a cui inizieremo a lavorare da luglio) che mi vedrà coinvolto come attore. Il teatro è sempre stata una mia grande passione, prima di iniziare a fare musica me ne sono innamorato negli anni dell’università: purtroppo, fare teatro non è facile come fare musica, quindi sarà una gran bella sfida.

RS. Cosa ha significato per te suonare con Gli Ex?

F. È stata un’esperienza utile, siamo nati a fare le prove in casa mia. Con il passare del tempo, però, facevo fatica a inserirmi a livello compositivo: soltanto due canzoni scritte da me sono state inserite nel disco registrato insieme….

RS. Perché hai deciso di lasciare il gruppo?

F. Sicuramente per problemi umani e situazioni di incompatibilità, ma soprattutto per l’esigenza e la voglia di dare libero sfogo alle mie idee. Considero la creatività come un muscolo: se non la usi, si atrofizza. Il gruppo stava andando in una direzione in cui io avevo poco modo di lavorare, per questo ho deciso di lasciare Gli Ex.

RS. Ombre di luna, una canzone che hai scritto più di dieci anni fa, è stata scelta tra i sedici brani finalisti a Musicultura 2012: te lo saresti mai aspettato?

F. Sono davvero soddisfatto, per me questa canzone rappresenta una grande rivincita, ci credevo tantissimo quando l’ho scritta: è una grande vittoria non tanto per me, quanto per la canzone stessa. Quando l’ho portato in studio, avevo poca convinzione e mi sembrava troppo vecchia: invece Dario Giovannini l’ha preso così com’era ed è riuscito a vestirlo al meglio.

RS. Cosa apprezzi dell’attuale mondo della musica?

F. Sicuramente l’accessibilità potenzialmente illimitata, garantita dall’uso di Internet, è una gran cosa.. Quando avevo vent’anni, per cercare un disco che mi piaceva dovevo scavare tra gli scaffali di un negozio: oggi, invece, ogni persona con cui lavori è un hard disk pieno di esperienze musicali diverse che possiamo scambiarci, come in un’immensa biblioteca di dischi.

RS. Cosa invece non sopporti?

F. Non riesco a capire perché ci siano così pochi locali in cui suonare: mi piacerebbe farlo tutti i giorni, non per soldi, ma per passione. Forse la colpa è delle amministrazioni comunali e della gente di una certa età, che da dieci anni a questa parte ha costretto in un angolo non solo la musica ma tutto l’intrattenimento in generale: è una questione di educazione al divertimento, perché il divertimento è cultura e bisognerebbe prendere la musica come un’opportunità.

RS. Come sta cambiando la figura del cantautore nel terzo millennio?

F. Potrei dare una risposta sensata a questa domanda soltanto tra dieci anni. Comunque, molti cantautori stanno facendo un buon lavoro, cercando di intraprendere nuove strade: non solo facendo belle canzoni, ma compiendo passi avanti e inventando qualcosa di nuovo, senza invece ricalcare sentieri già battuti.


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