Folkabbestia: Venticinque, sessanta, trentotto (breve saggio sulla canzone italiana)

Venticinque, sessanta, trentotto raccoglie 50 anni di musica italiana rivisitata, riuscendo a coinvolgere l’ascoltatore. O meglio, a travolgerlo.

Folkabbestia

Venticinque, sessanta, trentotto (breve saggio sulla canzone italiana)

(Cd, Upr, 2006)

Folk-country-rock

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Questo Breve saggio sulla canzone italiana è sicuramente uno dei lavori più interessanti del 2006, e un’occasione per molti di scoprire o riscoprire classici della canzone italiana dagli anni ’30 agli anni ’80 rivisitati in chiave moderna.

I Folkabbestia hanno sfornato un Cd molto gradevole non solo per i loro numerosi fans, in cui si sente prepotentemente l’influenza e l’esperienza derivante da anni di concerti e voglia di far festa in giro per tutto lo stivale. Questa band barese dalla classica formazione folk sfocia in un apprezzabile country-rock, misto a punk e ska, a volte colorato con loop elettronici. Gli intrecci ritmici e melodici della chitarra, del violino e della fisarmonica funzionano a meraviglia.

Le 14 tracce scorrono lisce, forti di melodie accattivanti e di ritmi coinvolgenti, e questo potrebbe diventare il classico disco da tenere sempre in macchina a portata di lettore. Ma cominciamo dall’inizio. Apre le danze Tre numeri al lotto di Carosone, le cui prime parole Venticinque, sessanta, trentotto danno anche il titolo all’album. Subito dopo troviamo un classico come Pietre riarrangiato in maniera davvero convincente. Giovanni telegrafista di Jannacci torna ai ritmi e alle sonorità care agli appassionati di folk e ska. Dopo una malinconica e romantica Amara terra mia di Modugno, dove troviamo la prima collaborazione col sax di Daniele Sepe, arriviamo a quella che credo sia la rivisitazione più riuscita: L’avvelenata di Guccini. Il brano comincia con la voce Franco Battiato, e già questa è una garanzia. Il ritmo è incalzante, il testo acquista nuova vitalità e una volta alla fine ti viene subito voglio di riascoltarla e magari ballarla. In Tre briganti e tre somari ancora di Modugno il terzetto formato da Lorenzo con l’illustre presenza di Capa Rezza e Erriquez della Bandabardò rende tutto molto credibile. Le atmosfere continuano a variare passando per Carlo Martello di De André, Il disertore, Voglio vederti danzare di Battiato, fino ad arrivare al rifacimento in chiave disco di Ma cos’è questa crisi. Interessante anche l’atmosfera più sperimentale di Serenata conclusa dall’elegantissimo solo di Daniele Sepe. Il disco, che passa anche attraverso E. Bennato e R. Gaetano, si conclude con una ghost track che chiude il cerchio e ci riporta ai famosi tre numeri iniziali.

Insomma, tanto di cappello ai Folkabbestia aspettando un prossimo album di inediti.

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Andrea Allocca
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