Erin K: recensione di Sink to Swim

Il nuovo album in studio di Erin K è una riconferma del titolo di ‘reginetta dell’anti-folk’ che l’accompagna sin dagli inizi.

Erin K

Sink to Swim

(Unicornpig)

anti-folk, dream-pop

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L’autunno è ormai arrivato ed Erin K ci regala Sink to Swim, un album che, con la sua delicatezza e il suo mood sognante, ci traghetta dalla stagione del caldo e del sole a quella del foliage e delle giornate che si accorciano. Una perfetta colonna sonora sospesa tra fantasia e realtà, attraverso la quale ancora una volta l’artista americana ma inglese di adozione si racconta a cuore aperto e senza filtri.

Le undici tracce di Sink to Swim parlano di cambiamenti e di rischi, come si evince dal titolo, e della speranza di un posto migliore. E per farlo, scelgono quel genere anti-folk che le è stato appiccicato sin dagli inizi, ma che questa cantautrice è in grado di arricchire con accenti dream pop, rock e psichedelici. Voce e chitarra tessono trame suadenti e armoniose, che fanno da tappeto a storie intime e sincere.

Il disco si apre con la title track, un brano che ripercorre una serie di momenti della vita di Erin che spaziano dalla sua infanzia al trasferimento a Londra, fino al presente, che la vede impegnata a portare in giro la sua musica. Breathe è uno dei pezzi più cupi: è la storia di un’adulta che parla a se stessa bambina e le chiede di considerare attentamente i sogni che sta inseguendo. Stesso mood si incontra anche in Keep her, che parla della condizione di una ragazza legata a un partner dispotico, argomento molto vicino al vissuto della musicista angloamericana.

Questa cupezza, che si riscontra però più nella gravità delle liriche che nei suoni, lascia spazio a momenti più giocosi, come Sealife, una canzone sognante che parla di chiedere a un’altra persona di buttarsi in mare e rischiare una nuova vita insieme e Panda’s Song, che invece di cantare l’amore per il partner, esalta quello per un gatto di nome Panda, registrata quasi praticamente dal vivo.

L’ultimo lavoro in studio di Erin K è un disco trasognato e reale, fatto di racconti privati e personali caratterizzati da un tono schietto e autoironico. La musica, elegante e priva di inutili orpelli, diretta quanto i testi, ci porta per mano in un mondo di chiaroscuri che sentiamo sinceramente nostro, vicino nella sua disarmante genuinità.

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