Devotion-9: recensione EP omonimo

Si respira l’aria decadente del post-punk e della darl-wave in Veneto grazie all’EP omonimo dei Devotion-9, esordio per i quattro musicisti, però con già diverse esperienze in altre band alle spalle

Devotion-9

s/t

(Autoproduzione)

dark-wave

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devotion-9Si respira l’aria decadente del post-punk in Veneto grazie all’EP omonimo dei Devotion-9, esordio per i quattro musicisti, però con già diverse esperienze in altre band alle spalle.

Con voce, chitarra, batteria, basso e moog, il quartetto ricrea le atmosfere della darkwave nelle quattro tracce di questo EP, per lo più imitando i grandi nomi del genere.

La voce di Davide Pavan ricalca a metà strada la tensione melodrammatica di Peter Murphy (Bauhaus) e il registro lugubre di Andrew Eldritch (Sisters Of Mercy).

Anche le musica in sé deve molto a queste due band, specie in Escape, dove anche l’influenza degli Interpol è evidente.

Show Me Your Mind riprende il vuoto esistenziale dei Cure, mentre Invaders i fraseggi cupi dei Joy Division, alternati a momenti quasi maestosi.

Window è il brano più personale, dove la musica si immerge in una lenta spirale verso il basso. Qui le influenze sono mescolate in modo da non farle pesare, nonostante il risultato non sia troppo soddisfacente.

Devotion 9 non incide e non colpisce proprio per la troppa derivatività delle soluzioni proposte: troppo poco concreto e povero di originalità.

 

 

 

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