Cristina Donà: recensione concerto Hiroshima Mon Amour, 20/01/2012

Dopo le fugaci apparizioni estive targate MTV Days e Traffic Festival, Cristina Donà torna a Torino per presentare il suo ultimo lavoro, Torno a casa a piedi

Cristina Donà

Torino, Hiroshima Mon Amour, 20 gennaio 2012

live report

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Nel mio personalissimo immaginario, Cristina Donà è un mix tra Marina Massironi nello sketch dei Bulgari e Lucy dei Peanuts. Non perché la consideri un personaggio parodico, ma perché ogni volta che la vedo dal vivo mi ritrovo davanti una donna caratterizzata da una forte espressività e da una vena comica molto naturale, che le permette di instaurare con facilità e immediatezza un sincero legame con il suo pubblico, che oltre a sentire buona musica si trova coinvolto in divertenti presentazioni e improvvisazioni spiazzanti.

Cristina Donà sale sul palco dell’Hiroshima Mon Amour di Torino verso le 23 accompagnata dai suoi musicisti, tra cui spicca l’immancabile Piero Monterisi (già batterista di Daniele Silvestri, tra gli altri) e apre con un classico della sua discografia, Stelle buone. La cantautrice essenziale e minimalista che mi è capitato già diverse volte di vedere in concerto, questa sera lascia spazio a un’anima rock e selvaggia, propria dei primi due album in studio prodotti da Manuel Agnelli.

Per circa due ore si alternano molti dei suoi brani più famosi, spesso presentati con nuovi arrangiamenti, come Giapponese, scritto molto prima dei tragici eventi nipponici (come tiene lei stessa a precisare) contro la frenesia della vita moderna, o Miracoli, suonato con il kazoo ‘mal comune mezzo gaudio’, che fa di due kazoo non funzionanti uno strumento funzionale. Legando insieme i suoi testi, quest’artista è in grado di dare vita a brevi rappresentazioni cinematografiche: Su un filo e Torno a casa a piedi diventano simbolicamente l’evolversi della vita di una stessa donna che, abbandonata da un uomo, si lega a un altro sfortunatamente già impegnato, cadendo dalla proverbiale padella nella brace.

Non mancano momenti di grande intensità emotiva, come Settembre, in cui la voce della Donà basta a se stessa e arriva diretta e avvolgente allo spettatore, o Invisibile, dal sapore malinconico e solitario.

Tutti che sanno cosa dire chiude il concerto prima della classica uscita di scena. Pochi minuti e i musicisti tornano sul palco per una serie di encore davvero originali: si parte con la splendida Universo, dedicata a Frida, figlia dell’amico Max Casacci, che si esaurirà sulle note di Across the universe dei Beatles (il trait d’union è abbastanza chiaro). Ho sempre me aprirà un piccolo medley che renderà omaggio al gruppo torinese per eccellenza, i Subsonica, con la prima strofa di Istrice e continuerà con Heart of glass dei Blondie.

Triathlon, di cui per altro esiste un remix a opera dello stesso Casacci cantato in coppia con Samuel (entrambi presenti in sala) spegne le luci sull’ottima performance di un’artista troppo poco considerata a livello nazionale, capace di scrivere liriche dense di significato, di creare armonie che calzano come un guanto e di riprodurre tutto questo dal vivo creando un’atmosfera familiare e divertente.

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