Antonio Sanchez: Live in New York at Jazz Standard

Il Mainstream Jazz conosce con questo Live in New York at Jazz Standard uno dei suoi punti più alti, forse mai toccati prima. Il tutto con novità strutturali davvero coinvolgenti, non ultimi gli stacchetti progressive rock!!

Antonio Sanchez

Live in New York at Jazz Standard

(2CD, CamJazz)

jazz

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Antonio Sanchez- Live in New York at Jazz StandardAntonio Sanchez, batterista del Pat Metheny Group realizza un live di grande intensità ritmica, melodica, armonica, un live che di certo sintetizza e chiude tutta una serie di passaggi fatti dalle ultimissime avanguardie jazz.

L’ascolto di questo doppio cd parte, volendo rispettarne la sequenza numerica, con un brano dalla grande forza, pieno di grinta, nel quale sono sicuramente racchiusi tutti gli elementi specifici di questo quartetto e che troveremo in tutti i successivi brani. Si tratta di Greedy silence, dove sopra la ritmica frenetica ed imprevedibile della batteria di Sanchez e il contrabbasso il più delle volte essenziale ma decisivo di Scott Colley, giocano i due sassofoni, contralto e tenore, dei rispettivi Miguel Zenon e David Sanchez. Questi infatti ad un uso molto esteso del canone, grazie al quale divertono e stuzzicano l’orecchio dell’ascoltatore, uniscono un uso davvero sapiente di incisi tematici, quando non veri e propri temi, che variati e rivariati, trasformati e trasposti in tutti i toni possibili, danno a loro e a chi ascolta quella necessaria “ancora” di salvataggio alla quale potersi aggrappare dopo le lunghe e ostinate peregrinazioni sonore.

L’apice di questo live è però di certo il brano Ballade, dove i ritmi frenetici e i fraseggi ultra-articolati lasciano campo ad articolazioni molto più morbide, sia melodiche che ritmiche, e il tutto si fa decisamente più suggestivo, notturno, intimo. Ad aprire il tutto è ora Scott Colley, che esce solo qui finalmente allo scoperto e prepara questa meravigliosa meditazione sonora a cui fa da sfondo il mare metallico dei piatti di Sanchez.

Insomma un grande risultato, nonostante quella inevitabile e a volte sfiancante “logorrea” ritmico-melodica che però è il tratto distintivo e dunque imprescindibile del genere.

 

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