Primo & Squarta: Qui è Selvaggio

Terzo disco per la coppia Primo & Squarta del gruppo Cor Veleno: con il loro Qui è selvaggio ci regalano un album real Hip Hop

Primo & Squarta

Qui è selvaggio

(Cd, Latlantide)

hip hop

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Primo & Squarta- Qui è SelvaggioNo.

Non starò qui a spiegarvi le intenzioni di Primo & Squarta nel pubblicare un album di denuncia sociale che metta in evidenza le ipocrisie del mondo sul quale siamo proiettati e nel contempo si dedichi ad analizzare i problemi privati ed intimi.

Tutto questo è una parte sostanziale dell’Hip Hop in generale.

Ma sicuramente Primo e Squarta sono due tipi davvero Hip Hop. Due che hanno storicamente contribuito a diffondere il marchio del Rap romano con il gruppo Cor Veleno di cui fanno parte insieme a Grandi Numeri, membro più silenzioso, ma fondamentale, che compare anche in quest’ultimo disco, Qui è Selvaggio, con una impronta indelebile sulla traccia 12.

Parliamo di HH anche nella bellissima track iniziale, che funge da Intro del disco: dj Mike campiona sapientemente un pezzo old school di Fred Wesley e The JB’s Blow your Head per renderla una breaker dance e mixarla alla prima traccia.

Semplice la base del pezzo seguente La gente dice molto stile Anima e Ghiaccio; ed infatti troviamo naturaliter il featuring di Masito from Colle der Fomento che entra nella terza strofa con le sue liriche oniriche ed anticipa la traccia successiva.

Ovvero Cantano tutti pezzo di lancio del disco, particolarmente sentito da Primo (come lui stesso spiega) un sogno trasformato in videoclip grazie alle fortunate skills di Nicco Brokenspeakers che lo ha aiutato nella realizzazione dello street video. Un pezzo da ascoltare, non da raccontare. Street single di denuncia nuda e cruda che solleva e prende a cuore anche la questione di Stefano Cucchi.

Lo stile continua nel pezzo con Ghemon Il genio dello stereo: una base troppo incalzante per il Gilmar consciuos mood, ma giusta per la Scienza di Ghemon, quella del rapper da combattimento che vaglia le diverse angolazioni dalle quali poter raccontare una sensazione. Ho letto un commento su Youtube, molto carino, che diceva cosi: “ma forse è Ghemon il genio dello stereo?”.

Si succedono una serie di tracce impegnate stile Cor Veleno su Dio o sulla politica o sulla responsabilità di crescere un bambino, con un Primo sempre pronto alla rima tagliente, sempre con il suo stile dodecafonico frantumato che si riflette nella traccia 09: ad accompagnarlo, Tormento, un ospite d’eccezione dal mitico flow che innalza sempre il livello.

Originale la scelta di inserire velatamente alcuni motti romani, riconoscibili solo ad un attento ascoltatore (faccela vedè/faccela toccà) volti a mettere in coda un printing dell’anima romana e ad omaggiare la città di provenienza, accanto a filastrocche popolari (marcondirondirondello) che innescano una sfumatura da mercatino vintage che non dispiace.

Il disco è incalzante dall’inizio: i featuring e le basi di Squarta animano il tono, come nel pezzo con Canesecco protagonista di una brillante performance che lo conferma uno dei più bravi e sottovalutati Mc romani. Nota in evidenza sul tema della fuga dei cervelli come unica soluzione alla meritocrazia.

Colpisce l’entrata di Primo sulla traccia numero 13: che cosa sarà “Quello che fa star bene”? ****Personalmente sono d’accordo con lui :P.

Complimenti a Squarta per l’ultima base che campiona le note di un pianoforte e perfeziona un’ultima traccia che funge anche da Outro, lanciando uno spunto alla riflessione simile a quello che infonde un libro dopo aver letto l’ultima pagina!

Questo disco mi ricorda un film di Marco Bellocchio, “Pugni in tasca”. Un film che non si può spiegare, come un sogno: se non l’avete visto vedetelo, se l’avete visto vedetelo di nuovo.

Un disco cucito ad hoc come un tessuto manufatto dove la trama è la cronaca quotidiana e i disagi interni di un’anima perduta nel mondo selvaggio che ci circonda e l’ordito è la passione per il Rap.

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Daniela Muzi
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