This Eternal Decay: la recensione di Silence

Seconda prova per i This Eternal Decay. Silence è un disco oggettivamente bello, particolarmente ispirato, coinvolgente e a tratti inebriante.

This Eternal Decay

Silence

(Trisol)

dark wave, synth wave e industrial

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This Eternal Decay recensione silenceÈ passato poco più di un anno dall’uscita di I choose an eternity of this, album d’esordio dei This Eternal Decay che aveva già ampiamente evidenziato le caratteristiche predominanti del combo romano; grande capacità di scrittura e struttura dei brani, raffinatezza degli arrangiamenti, sperimentazione a tutto tondo, validità tecniche eccellenti, impatto sonoro potentissimo.

I This Eternal Decay, Riccardo Sabetti (Spiral69), Andrea Freda (Spiritual Front) e Pasquale Vico (Date at Midnight), sono tre musicisti navigati che non hanno davvero bisogno di grandi presentazioni visti i curriculum di ciascuno.

La loro resa sul palco è straordinaria, bastano poche note per accendere gli animi di chi li ascolta. Presenza scenica non comune, Riccardo si mangia il pubblico come e quando vuole, Pasquale e Andrea non sono da meno, il risultato è sempre qualcosa di speciale che ti porti a casa e rivivi per giorni.

Il secondo capitolo del progetto TED si intitola Silence, un disco nero come la pece con qualche guizzo di solarità sempre tenuto a bada dal concetto di fondo, il tema della solitudine interiore in un mondo sempre più connesso digitalmente, il tutto espresso con un mix esplosivo di dark wave, synth wave e industrial.

Ci siamo davvero perduti? Siamo ancora capaci di stabilire un contatto che vada al di là di una sterile tastiera? Abbiamo ancora la facoltà di spegnere i monitor (qualunque essi siano) e ritrovarci in una zona franca, occhi negli occhi, senza paura di mostrare la nostra vera essenza?

Sono queste le domande che mi pongo mentre ascolto Silence che parte furioso con Future anthem, brano dal tiro eccezionale, primo singolo estratto corredato da un video di grande impatto emotivo. Mentre il mondo brucia nella pira delle sue misere e vetuste certezze, la presa di coscienza sul nostro futuro incerto in qualche modo ci salva ed è forse la nostra unica arma di difesa will you recognize the future when it’s already in the past? Will you recognize your face when they look into your eyes?, parole profetiche su una sezione ritmica maestosa.

I want è il brano tondo per eccellenza, torbido e perdutamente intrigante, il basso è l’anima pulsante, la voce un grido che gira in loop senza soluzione di continuità.

Fade away incanta e forse non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro, a volte capita di fare qualcosa che, per il suo valore intrinseco, è destinata a rimanere nel tempo e perfino a superarlo, ecco i TED ci sono riusciti, questo pezzo è un classico esempio di atemporalità. Must.

I am nothing ci trascina in territori più sintetici, sguazza nel mare dell’elettronica oscura mischiandone i confini con attitudini trance, fraseggi melodici ripetuti e tensione musicale elevatissima, hit per i dancefloor più illuminati.

Con A secret si vola altissimo, ennesima prova della assoluta maestria della band, trame di basso sublimi, struttura ineccepibile, linee vocali dense ed evocative.

La title track, Silence, racconta uno stato di alienazione collettiva, così vicini, così perennemente connessi ma allontanati dalle distanze siderali che proprio lo stato di iperconnessione compulsiva determina, we are divided from a morning cold spleen, lost in our silence, lost in our violence…we are divided in a modern life style, lost in our silence, lost through the wires. Le voci di Riccardo e di Alex Svenson dei Then Comes Silence (ospite d’eccezione), si fondono in una pasta comune, talmente densa e compatta da generare un curioso contrasto, il magistrale connubio sconfessa quasi il senso del bellissimo testo (distanza vs unione).

Avanza il suggestivo intermezzo Two minutes to collapse, impeccabile traino alla traccia successiva, White moon – cold lights, tiratissima e impreziosita dal featuring/perla di Sonya Scarlet dei Theatres Des Vampires.

Chiude Ghost con un intro soffuso e nebbioso che sembra quasi dover rimanere sospeso in uno spazio temporale indefinito e invece esplode in un tornado crescente di sfumature dai rimandi techno /trance di una intensità incredibile.

Silence è un disco oggettivamente bello, particolarmente ispirato, suonato alla perfezione, studiato nei dettagli, coinvolgente, a tratti inebriante.

Silence è il disco della maturità creativa, del raggiungimento di uno stile personale ben definito, un disco capace di emozionare, nel profondo.

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