Selfmachine: Broadcast Your Identity

Broadcast Your Identity è il debut album dei Selfmachine, una band che suona metal moderno e schietto, sicuramente grintoso, ma dalle influenze insospettabili

Selfmachine

Broadcast Your Identity

(Wormholedeath records/Aural Music)

modern metal

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Selfmachine- Broadcast Your IdentityOggi vi racconterò di quella volta che una recensione stava per mettermi KO, e di come mi sia salvata a 5 minuti dai titoli di coda.

Dopo questo inizio incomprensibile, vado a presentarvi la band del giorno: si chiamano Selfmachine, vengono dall’Olanda e hanno dato alle stampe il loro debut album intitolato Broadcast Your Identity. Suonano un metal moderno che, semplificando, potremmo accostare a gruppi come gli Slipknot, sia per la pestante sezione ritmica che per il cantato che oscilla continuamente tra pulito e growl.

Prima dell’illuminazione che ho raggiunto nei già citati ultimi 5 minuti, avrei rischiato di fermarmi qui.

Non mi era mai capitato di trovare così poco materiale riguardo ad un gruppo, e infatti non poteva essere vero.

Alla fine ho scoperto il blog della band e mi si è aperto un mondo. Non credo che potrei leggere un anno di post per ogni album che recensisco, ma di tanto in tanto è interessante conoscere nel dettaglio l’esperienza di una band in sala di registrazione.

Per quello che interessa noi qui, ho scoperto che nonostante la pesantezza della musica suonata, l’ispirazione di alcuni brani ha radici lontane dal metal. Steven, cantante e improvvisato cronista, ci racconta come abbia rubato un paio di idee che Quincy Jones utilizzò con Michael Jackson per rendere più groovy alcuni passaggi di Isybian. Scopriamo inoltre che Miles Away è il suo personale tributo a Freddie Mercury – precisamente alla canzone dei Queen Breakthru. Naturalmente ci sono dei distinguo: “Freddie si concentrava più sui sentimenti, io sulla lotta.” Punto di vista decisamente più metal il secondo.

Non pensiate che l’album dei Selfmachine sia poco heavy, tutt’altro. Queste influenze non le avremmo colte senza la spiegazione dei diretti interessati.

Vi consiglio di dare un’occhiata al blog, magari mentre fate girare l’album sul vostro impianto.

Molta energia, buon lavoro in studio ma, come ammette lo stesso Stephen, il prossimo lavoro sarà migliore se i ragazzi avranno fatto fruttare le esperienze legate a questo primo progetto.

L’anello debole della catena è la voce, su cui avrei concentrato la solita filippica, ma che mi trattengo dal fare vista la consapevolezza e il desiderio di studiare esternati dal diretto interessato.

E pure questa recensione è andata, alla prossima!

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