Paramount Styles: Heaven’s Alright

Quando la presunzione e l'irriverenza del classic rock newyorkese emigra a Vienna. I Paramount Style sono la nuova avventura degli ex Girls Against Boys

Paramount Styles

Heaven’s Alright

(CD, Cycle/Konkurrent)

indie rock


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Paramount Styles: Heaven's AlrightYeah, we were the greatest, maybe not the greatest, but we were the greatest! Yeah, we were the greatest” (“Si, eravamo noi i migliori, forse non i migliori, ma eravamo noi i migliori! Si, eravamo noi i migliori”): così si apre la quarta traccia di Heaven’s Alright, con un’autocelebrazione da parte di Scott McCloud e Alexis Fleisig in ricordo del loro passato artistico con i Girls Against Boys, band culto del noise rock newyorkese anni ’90. Ma è acqua passata. Oggi siamo alle prese col nuovo progetto Paramount Styles. Che tanto nuovo in verità non è, dato che è iniziato nel 2008 con l’album Failure American Style.

Heaven’s Alright possiede ricchezze nascoste e invisibili al primo ascolto, figlie di una produzione curatissima nei dettagli, ma troppo legata a schemi ormai codificati e povera di unicità.

La voce di McCloud è irriverente, velata, monocorde e per questo unica; intrigante, presuntuosa, spavalda, boriosa e superba, quasi a riflettere la sua personalità, come le atmosfere electro-psichedeliche del brano di apertura Take Care Of Me; la dose di novità, però, si perde con i seguenti Amsterdam Again e Give Us Some Time, ispirati a canoni indie rock fin troppo classici (per non dire fuori moda).

Il brano cardine del disco, il già citato The Greatest, così come Desire Is Not Enough si presentano con riff orecchiabili e coinvolgenti, ma non riescono a colpire come dovrebbero.

Da questo punto in poi, il disco diventa malinconico e introspettivo: la scelta di questa netta separazione è affidata ad una ballata strappalacrime come Steal Your Love; poi una malinconica The Girls Of Prague, l’avvolgente Stay Alive e la conclusiva Come To Where You Are trasmettono una grande carica emotiva e una profonda intimità.

Il distacco dalle sonorità noise del passato risulta piuttosto evidente, con l’approdo di McCloud a un convenzionale classic rock molto europeo (forse perchè attualmente egli stesso vive a Vienna) e molto poco newyorkese.

Nel complesso, questa fatica dei Paramount Styles può considerarsi di ottima fattura e qualità artistica, sicuramente gradita ai fan della prima ora, ma difficilmente comprensibile e apprezzabile dopo soltanto un ascolto superficiale.

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Marco Buccino
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