Here We Go Magic: A Different Ship

Il progetto allargato di Luke Temple colpisce ancora: 10 tracce all'insegno della leggerezza e dell'onirismo. Con un sorprendente finale

Here We Go Magic

A Different Ship

(Cd, Secretly Canadian)

indie pop, folk

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Here We Go Magic- A Different ShipTerzo album per gli Here We Go Magic: il progetto del folk singer Luke Temple non perde colpi. A Different Ship è la rivisitazione in chiave indie della storia della musica a partire dagli anni 60. L’album copre folk, prog rock, krautrock, synth pop, dream pop e psichedelia: le ballate eteree sono il pezzo pregiato del disco.

Nota rilevante è che il produttore dell’album è nientemeno che Nigel Godrich (Beck, Radiohead): non sorprende quindi l’eclettismo di questo lavoro.

Nato come progetto solista di Luke Temple (ai tempi dell’omonimo Here We Go Magic del 2009), nel secondo album (Pigeons) si è delineata la lineup che figura anche in questo album: Jennifer Turner (basso), Peter Hale (batteria) Michael Bloch (chitarra) Kristina Lieberson (tastiere), oltre allo stesso Luke Temple (chitarra e voce).

L’Intro è affidato alle sole percussioni, le più svariate. La seconda traccia, Hard To Be Close, è un folk psichedelico a tratti evanescente. La ritmata Make Up Your Mind grazie ad abili incursioni del sintetizzatore ha un sapore retrò synth-pop. Nella rilassante Alone But Moving il tocco del synth sfuma verso lande psichedeliche. I Believe In Action è una danza intorpidita che si chiude con visioni allucinate. La voce soffice di Luke e i cori di Jennifer si uniscono nell’esplorare lidi dream più remoti in Over The Ocean. I cori celestiali ed evanescenti accompagnano anche Miracle Of Mary, un folk dalle sonorità placide. Echi wyattiani li troviamo in Made To Be Old  e specialmente nella conclusiva A Different Ship: la traccia omonima che chiude il disco si apre con suoni onirici. Inaspettatamente il brano sognante (dalla durata di 8 minuti) si trasforma in un incubo: i rintocchi sinistri del pianoforte e l’ambient claustrofobico contrastano con le atmosfere pacate e distese dei brani precedenti.

Con questo colpo spiazzante si conclude il disco-consacrazione degli Here We Go Magic: non è un caso che siano i pupilli di Thom Yorke.

 

 

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