Fast Animals And Slow Kids: Cavalli

Quattro ragazzi perugini che vogliono cambiare il modo di fare musica in Italia. Irriverenti a tal punto da regalare una scatola di pastelli per colorare il booklet del loro disco

Fast Animals And Slow Kids

Cavalli

(CD, Ice For Everyone/Audioglobe)

christian rap, indie, post-punk

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Fast Animals And Slow Kids- Cavalli“Un gruppo carinino che fa musica piacevolina”: è così che il frontman perugino Aimone Romizi definisce la sua band, i Fast Animals And Slow Kids, al secolo FASK, che prende il nome da una citazione di Peter Griffin in Family Guy (“Fast Animals, Slow Children”). Mica male. Una band nata per scherzare che è nata per scherzo: “Noi quattro suonavamo in altre band locali di Perugia, poi è nato questo progetto e quasi per scherzo abbiamo provato a registrare un paio di pezzi per partecipare alle selezioni dell’Italia Wave Band”. Una band che rompe gli schemi non solo di genere o categoria musicale, ma anche quelli dell’industria discografica stessa: approfittando della parola “album”, infatti, il loro disco Cavalli viene venduto proprio come se fosse un album da colorare per bambini, regalando (non solo acquistando il cd, ma anche durante i concerti) pastelli con cui personalizzare il booklet contenente le caricature dei FASK.

Testi rigorosamente in italiano, essenziali, minimali, crudi, diretti, immersi nel quotidiano, lo-fi ma in un certo senso poetici, autoironici ma critici, a volte isterici. Cavalli è composto da undici brani che offrono alternative rock e influssi punk scuri e cupi, quasi a riflettere il pessimismo per il nostro tempo, fatto da “bambini lenti” che presto verranno sbranati da “animali veloci”: dentro i loro testi, la voglia di reagire e gridare il proprio dissenso senza sterili proteste, ma con esercizi retorici che diventano opere d’arte.

Il disco inizia con Nervi, tagliente, potente, loud; la seconda traccia si intitola Cioccolatino, icona della città di Perugia, ma qui metafora di facile rimedio che cerchiamo per andare avanti nella vita; un beat che sembra campionato con la bocca prepara il terreno a Gusto, che svela una voce distorta alla Arctic Monkeys.

Poi arriva Lei, finalmente una love ballad? Tutt’altro, perchè chitarre distorte ci invitano a pensare che “forse convieni con me che la banalità di un testo d’amore è paragonabile solo alla banalità di un testo politico”: quando si riesce a parlare di amore con quest’attitudine, allora siamo di fronte a puro genio, se non vogliamo chiamarla poesia o lirica.

Il rilassante ritmo di Copernico (curioso il riferimento a uno scienziato, come Isacco dei Verdena) nasconde in realtà una concezione negativa del nostro mondo così egocentrico e auspica il ritorno di qualcuno che ci faccia aprire gli occhi sugli altri e sulla realtà che ogni giorno ci circonda, perché “faceva bene Copernico a dire che il Sole era fermo e la Terra girava intorno continuamente” ma adesso “dov’è Copernico, quando ci serve?”.

Con Pontefice (non poteva mancare il vox populi “morto un papa, se ne fa un altro”) il mood torna aggressivo e distorto; somiglia ai Foo Fighters il sound di Collina, un insolito ritratto di Perugia, “una città di collina con il piede nella fossa”, chiusa e limitata dal suo provincialismo; compaiono chitarre acustiche in Lì, una vera rarità in questo album; Mangio e Organi riportano subito i decibel lassù dove questi ragazzi ci hanno abituato a saltare

Cavalli si chiude con Guerra, e i FASK sanno stupirci fino all’ultima traccia: un pianoforte offre sonorità più complesse e una diversa prospettiva, più matura e articolata, quasi a smentire quello che abbiamo sentito finora. “Quel pezzo ci piace particolarmente perché è iniziato in un modo ed è arrivato alla fine del disco in un altro. Ci convince tanto, infatti abbiamo già abbiamo steso e stiamo lavorando a nuovi pezzi che partono da questo filone epico. È stata messa apposta alla fine dell’album, proprio perché apre a nuove sonorità.”

Cavalli, prodotto da Andrea Appino degli Zen Circus e registrato da Giulio Ragno Favero de Il Teatro Degli Orrori, rappresenta sicuramente una voce fuori dal coro nel panorama italiano, e troverebbe senza alcun dubbio miglior riconoscimento in un paese dalla diversa cultura musicale.

Ovviamente, i FASK ne sono ben consapevoli, ma è questo il loro auspicio per il futuro discografico del Bel Paese: “Siamo pronti a uscire dalla città per invadere questa Italia della musica importante che, dopo i Verdena negli anni ’90 e Vasco Brondi nel 2008, ha disperatamente bisogno di ventenni illuminati. Perché sarebbe bello dire un giorno che non è (solo) un paese per vecchi”.


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