Difiore: Scie chimiche

Difiore con Scie Chimiche parla di politica e disillusioni, amori e non amori, un affresco di vita non indifferente

Difiore

Scie chimiche

(Autoproduzione)

pop d’autore

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difiore-scie-chimiche-recensioneIl milanese Giordano Di Fiore – in arte Difiore, nel suo Scie chimiche ci offre un cantautorato pacato e descrittivo, un dolciastro e disilluso insieme di istantanee che pescano nei ricordi, nelle intimità, negli inconfondibili aromi Seventies e con un timbro vocale molto vicino allo sgranato di un Luca Carboni d’antan, una poetica  rilassante e riflessiva che in una dozzina di brani fa saliscendi tra politica la titletrack, Novecento, Compagni e dettagli quotidiani, una manciata di storie che passano, si presentano e ritornano a farsi raccontare ancora, a loop Ti voglio bene, Occhi di donna, In bilico.

Voce, corde di chitarra e poco altro per una sincera e semplice espressione cantautorale, un taglio di penna fuori da mode e diktat e al centro di una personalità propria, che arriva diretto al suo scopo, cioè quello di trasmettere all’ascoltatore pezzi di vetro su cui specchiarsi Città inutile, L’amore non c’è, e fili immaginari dove appendere sogni, speranze e dolori Un’altra carta, Oriente.

A suo modo un lavoro che non lascia un attimo di respiro, a suo modo innegabilmente bello.

 

 

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Max Sannella
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