Recensione Blondie: Panic Of Girls

Blondie

Panic Of Girls

(Cd, Eleven Seven Records)

punk, new wave, power-pop

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Band fondamentale per la crescita e la maturazione del punk-rock e new wave a stelle e strisce, i Blondie ritornano con un nuovo full-length, che da un seguito a The Curse of Blondie (2003). Questo Panic Of Girls, nono album in studio della band in 37 anni di carriera, riconferma il carattere cult del gruppo di Debbie Harry e Chris Stein.

Rock retrò dalle ovvie sfumature punk, il melting pot sonoro proposto è, al pari della bella copertina, una sorta di affresco surreale e fantastico della cultura popolare degli ultimi decenni, interpretata attraverso un’energica tavolozza di colori e sensazioni, ricca di sfumature e di ritmo.

Chi è già addentro alla discografia della band non farà fatica a orientarsi fra i bei singoli What I Heard e Mother, e brani meno scontati, come Sunday Smile, o Le Bleu (cantata interamente en francais, per rendere omaggio a giganti come Brel e Gainsbourg).

La voce squillante e verace di Debbie continua a macinare agili strofe e immediati ritornelli, scanditi dalle pelli di Clem Burke. Certo, i tempi della giovinezza e del boom mediatico sono ormai passati (Parallel Lines e il periodo ‘78/’81), ma fa piacere constatare come le date sul calendario abbiano poco a che fare con la genetica freschezza di questi artisti.

II fatto poi che queste canzoni fossero pronte già da un paio d’anni, e che non siano state rilasciate prima per problemi discografici, non fa che ben pensare, relativamente al vivace e ancor fertile stato di forma del combo di NY.

Fermo restando che coloro i quali fossero alla ricerca di un discorso musicale strutturato e avanguardistico in Panic Of Girls ne troveranno ben pochi, questo disco, anche a seguito dei 15 anni di iato, ricorda che, come dice lo stesso Burke: “abbiamo creato musica nuova per continuare la storia dei Blondie”.
Tanto basti.