Mogwai: Rave Tapes

Il tempo passa e anche i Mogwai diventano più grandi. E Rave Tapes è il nuovo cambiamento della band di Glasgow. Ad ogni ascolto Rave Tapes cresce sempre di più e con lui quella estranea presenza d'inquietudine

Mogwai

Rave Tapes

(Rock Action/Sub Pop)

post rock, elettronica

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mogwai recensione rave tapesÈ venne il tempo dell’elettronica. Così si potrebbe sintetizzare, e mai termine fu più appropriato, il nuovo lavoro dei Mogwai, Rave Tapes.

La band è sempre stata dedita a piccoli trasformismi, ma con Rave Tapes sembrano aver dato un cambio di rotta decisivo alla loro musica.

Il gruppo di Glasgow, fondamentale per la nascita del quel genere post rock che oggi sembra essere inflazionato e in leggero declino (almeno nella sua forma classica), ha introdotto l’utilizzo di una massiccia dose di elettronica nelle composizioni. Elettronica, comunque, già presente nei precedenti lavori, ma che qui assume un’atmosfera diversa dove la melodia è il centro di tutto.

Rave Tapes raggiunge una dimensione intimista mai ascoltata prima e fatta eccezione per alcuni passaggi, come Master Card e Hexagon Bogon che mantengono ancora un legame con il graffiante passato, il resto degli episodi è un affascinante viaggio attraverso il subconscio tra paesaggi da sogno ed elementi immaginari. Ascoltare il terzetto di brani che chiude l’album – con Blues Hour su tutti – ne è il chiaro esempio.

Ma non manca certo il classicone, benché privo dei furori giovanili più violenti, ma sempre imperlato da quel crescendo emozionale che ha nel singolo Remurdered il suo degno rappresentante.

Ad ogni ascolto Rave Tapes cresce sempre di più e quella estranea presenza ed inquietudine di un climax che sa tanto di anni ’80 e ’90 fanno si che le tracce vengano riascoltate più volte senza essere troppo pesanti.

In conclusione, siamo di fronte ad un lavoro di alto livello, peccato solo per la copertina dell’album. Il quintetto raramente ci ha regalato artwork d’eccellenza, ma questa è davvero brutta.

Se, comunque, questo è il nuovo corso dei Mogwai, ne vedremo delle belle ancora per un bel po’ di tempo.

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Vincenzo Riggio
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