La Vérité: Elephant

Elephant unisce gradevolmente la forza del massimalismo alle potenzialità del post-rock più ambientale

La Vérité

Elephant

(Cd, Future Rec)

post-rock

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Quando l’intensità epica dei Godspeed prende vita da uno sfondo/sottofondo ambient, con tutte le peculiarità tipiche della dilatazione “codeinica” e dell’abulia di fine millennio/anni zero, nascono – per l’appunto – album come Elephant. I La Vérité non nascondono, fra l’altro, un certo gusto per la contemporanea, sottolineato proprio in pezzi come A shared silence, brano forse fra i più belli delle cinque composizioni di cui è fatta l’opera, che rivela tantissimo dell’attitudine trasognata volatile ed extracorporea della band.

Non si tratta di sicuro di un lavoro connotato – nel complesso – da un’originalità prorompente, ma anche in Pachyderm – sorta di suite di venti minuti – vien fuori felicemente una certa “astenia estasiata”, con un occhio puntato alla trascendenza e la mente rivolta all’annullamento totale dell’io nella distorsione reiterata (fino allo spegnimento).

Ovviamente in album come questi le coordinate stilistiche si conoscono già in partenza, ma non sempre – come avviene invece in tal caso – gli svolgimenti consequenziali raggiungono un’efficienza reale a livello di leggerezza e/o pathos. Si fosse rischiata qualcosina in più, forse avremmo messo da parte parecchie riserve…

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Angelo Damiano Delliponti
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