Intervista ai Drammagothica

Quattro chiacchiere per conoscere da vicino la band che sta risollevando la fiducia verso il gothic metal italiano

Tempo fa ci eravamo occupati di Ira dei Drammagothica, album che ci aveva molto impressionato e che pone un’ipoteca pesante sul futuro del gothic metal in Italia: sarà di questi ragazzi!

Conosciamoli più da vicino

Rock Shock. Partiamo dalle origini! Perchè Drammagothica e come tale nome si configura nella vostra musica?

Drammagothica. Fin dai primordi della nostra unione abbiamo coltivato la comune inclinazione a ciò che è spettacolo, visivo ed uditivo. Sul palcoscenico tendiamo a creare una promisquità di musica e teatro, ogni movimento, ogni accordo, è amplificato in quello spazio. Da ciò l’idea del nome Drammagothica, che comprende musica e spettacolo teatrale.

R.S. Redenzione e tenebre! Il vostro album mescola situazioni emozionali atemporali! Soddisfatti di ciò, raccontate come i vostri mostri interni nascono e diventano melodia?

D. Sono le esperienze di vita che aiutano quei demoni ad elevarsi da mera macchia dell’anima alle sonorità gotiche e neoclassiche che plasmano la nostra musica. C’è tristezza, c’è rancore, ira, ricerca di se stessi, fino a ritrovarsi in questa realtà che mai da possibilità di scelta e richiede solo di prostrarsi supini. Non sentite quel demone affiorare in voi? Non sentite la sua ribellione alle leggi dell’essere? Noi sì, e lo viviamo in musica.

R.S. A quali band della scena goth, dark vi ispirate?

D. A veterani stile Paradise Lost, Tristania, Cure, per giungere poi agli attuali After Forever, Nightwish, Epica. Ascoltiamo molta musica senza soffermarci solo a questo genere che suoniamo e le nostre produzioni risentono di tutto ciò che ognuno di noi volta per volta sente di esprimere.

R.S. Nel vostro album alcune canzoni sembrano paragonabili ai Nightwish. Ispirazione o semplice casualità?

D. C’è una forte ispirazione in questo caso. Fino ad un paio di anni fa i Nightwish sono stati un gusto predominante per noi Drammagothica. Con il cambio di voce e dunque l’uscita di Tarja dalla band hanno perso in parte quel  fascino misterioso che ci attraeva, ma rimangono ugualmente un punto di riferimento.

R.S. Siete soddisfatti di questo vostro lavoro? Mi spiego meglio, siete riusciti a trascrivervi nei testi e a farli diventare apotema di voi stessi?

D. Come una madre ama la propria prole noi alla stessa maniera amiamo queste nostre composizioni. E’ come riconoscere in esse tratti somatici che le legano ad ognuno di noi e ne fanno indiscutibilmente l’espressione della nostra passione in tale campo. Aspiriamo per ognuna di loro un grande futuro, ascoltandole sentiamo di riconoscerci nel profondo ad ognuna e siamo coscienti di non poter mai preferirne una all’altra. Penso non sia possibile una trascrizione più profonda di questa, paragonabile ad un legame di sangue.

R.S. La scena goth in Italia è sterile! Secondo voi, come si potrebbe
educare la massa e soprattutto le case discografiche ad allargare la
visione di tale concetto?

D. Non dovrebbe essere difficile educare le masse a ciò, il trucco sta nel diffondere questa musica il più possibile ed attendere che sia ben assimilata. Nessun altro genere più del gothic metal offre al musicista un così eterogeneo campo di addestramento o palcoscenico di battaglia. Il gothic metal è la fusione di tutto ciò appartiene al metal senza tralasciare nulla. Perché ascoltare heavy se è insito nel gothic? Perché ascoltare power se è parte del gothic? Perché black? In questo nostro genere abbiamo modo di sperimentare tutte le forme del metal ampliando dunque la nostra sperimentazione musicale ed al contempo permettendo un plurifunzionale ascolto ed una maggiore fruizione da parte del pubblico.

R.S. Come vedete il vostro futuro?

D. Tutto rose e fiori? Sarebbe troppo noioso! Ci faremo il culo per ottenere finalmente qualcosa, in questo mondo in cui diventi qualcuno solo se cacci le tette o vai a fare il coglione da mMaria de Filippi. Speriamo in un futuro ricco di musica e di soddisfazione nel nostro impegno musicale.

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