Engineers: In Praise Of More

A solo un anno di distanza dall'ultimo album tornano gli Engineers con il doppio In Praise Of More. Nuovi membri nel gruppo e nuove idee sonore che però li rendono troppo uguali a tanti altri gruppi inglesi di questo 2010

Engineers

In Praise Of More

(Cd, Kscope)

shoegaze, dreampop

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engineers_praise_of_more_coverGli Engineers, formatisi a Londra nel 2003, esordirono nel 2004 con l’EP Folly, seguito l’anno dopo dall’album omonimo. Dopo qualche anno di pausa ecco poi uscire l’album Three Fact Fader nel 2009.

Proprio nel 2009, i due membri fondatori Andrew Sweeney e Dan MacBean, si sono allontanati dalla band ed è nata così un’esigenza di pubblicare nuovo materiale con la nuova line up che vede l’ingresso negli Engineers di Ulrich Schnauss e Matthew Gilbert Linley. Questo doppio album In Praise Of More, presenta nel primo cd 8 brani inediti e nel secondo gli stessi brani in versione strumentale.

In questo album le sonorità, seppure abbiano tenuto salda la componente di base di matrice shoegaze, hanno abbandonato i ritmi più tirati del post rock per prediligere una spiccata sonorità che verrebbe voglia di definire dream-dark piuttosto che dreampop.

La prima traccia What It’s Worth rimanda parecchio ai suoni eterei dei My Bloody Valentine.

Subtober è maggiormente influenzata dall’elettronica e si presta probabilmente anche ad un utilizzo radiofonico, col giro di chitarre elettriche che rinforza il suono dei synth.

Las Vega, uno dei brani migliori, è puro dream catatonico. La successiva Press Rewind invece ha un suono molto più immediato, quasi una versione dreampop dei Manic Street Preachers.

La purtroppo breve There Will Be Time ci porta in un mondo incantato ed è proprio alla fine di questa traccia che mi viene voglia di premere il tasto rewind, a differenza di Twenty Paces che sarebbe stata di più piacevole ascolto se fosse durata la metà dei 6 minuti.

To An Evergreen è il punto più cupo dell’intero album, nonostante il giro di sintetizzatori a metà brano apra un po’ le frontiere, ma tutto sommato è un brano molto curato ed interessante.

Si chiude con l’avanguardia di Nach Hause che ci porta in un mondo magico avvolti dal fruscio del vento che apre e chiude il brano.

Questo In Praise Of More in definitiva è un album di buona fattura, ma il suo limite è l’essere simile a tanti, troppi album del genere che escono in questo periodo in Uk. E’ curiosa inoltre la scelta di apparire con il brano omonimo In Praise Of More sul canale di Youtube della Kscope: il brano è il più fresco ed interessante della nuova produzione ma non è stato inserito nell’album.

Gli arrangiamenti di questo album però sono più curati che nel passato e forse con questa nuova formazione gli Engineers troveranno una loro identità più precisa. Li attendiamo con un nuovo album per poter giudicare meglio.

 

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Fabio Busi
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