Dueventi: la recensione di How

Per gli amanti delle atmosfere di Kamasi Washington ma anche del primo acid jazz anni 90 ecco How, album d'esordio degli italianissimi Dueventi.

Dueventi

How

(Murmur Music)

modern jazz, slowtronica, downtempo

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HOW-dueventi-recensioneUn progetto molto interessante questo How ad opera dei Dueventi, band formata da 4 polistrumentisti che in dimensione live si avvalgono anche di collaborazioni con altri artisti.

Si parte subito forte con la prima traccia Melting Frame, brano jazzato con un grande tocco raffinato alla Roisin Murphy.

Dopo la più classica, forse sin troppo nel contesto dell’album, Everyday, si giunge ad un’interessante cover di Eleanor Rigby dei Beatles che acquisisce sempre più forza man mano che avanza.

How, brano che da titolo all’album, si presenta con un’astrattezza e molte contaminazioni che mi ricordano alcuni lavori della statunitense Kehlani. Decisamente la punta di diamante dell’intero lavoro.

Il lavoro continua con Everything Can Change e l’intensità di I Left.

Interessante fusione fra il trip hop e una sorta di abstract jazz è quella di Haiku, brano di sicuro non immediato e dalla struttura alquanto complessa che richiede qualche ascolto per essere meglio apprezzato.

Con Struggle, che sembra tirata fuori dal repertorio dei primi Brand New Heavies (e lo dico nel senso positivo del termine) e una gradevolissima ballad come Before, ci si avvicina al gran finale con Monkeys Revenge, brano in salsa Kamasi Washington e i riverberi dub della conclusiva Did I Know You.

Un lavoro davvero ben fatto e di respiro ampiamente internazionale questo dei Dueventi, album che spero non resti rilegato ad una nicchia ma riesca a trovare uno spazio più ampio. Bravi!

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Fabio Busi
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