Autolux: Transit Transit

Una vera perla questo Transit Transit degli Autolux, trio losangelino molto vicino alle predisposizioni interiori della East coast

Autolux

Transit Transit

(Cd, ATP Recordings)

alt-rock, noise-pop

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autolux-transit transitCi sono album che pur non eccellendo riescono comunque ad ammaliare l’ascoltatore per qualche loro formula, ingrediente, attitudine – o sensibilità ben dosate. Ed è davvero questo il caso di Transit Transit degli Autolux, il trio di Los Angeles che per “affinità elettive” si è mostrato più vicino alle predisposizioni interiori della East coast, di band come Sonic Youth – i più palesemente affini alle caratteristiche del gruppo – e Blonde Redhead.

È un album, T.T., che scivola agevolmente lungo la propria traiettoria, e riesce tramite tutta una serie di preziosismi legati all’uso della ‘krautronica’, del piano e delle voci – in fase d’arrangiamento – a ritagliarsi un proprio percorso ‘diafano’, in cui l’avanzamento procede per forme pregresse.

È questo il caso di Census, in cui la componente noise-pop è levigata da un uso certosino delle chitarre mai strabordanti, con le voci controparti ideali del basso; o della discrezione radioheadiana di Highchair; di quello straordinario punto d’incontro ipotetico fra Barrett e Kazu Makino che è Supertoys; della beatlesiana Spots, macchiata da impalpabili digressioni kraute; o del dream-pop di The Bouncing Wall; dello shoegaze fantas(ma)tico di Audience n° 2; del pastiche “invisibile” di Kissproof, e della patafisica – appunto – The Science of Imaginary Solutions.

Una vera perla, insomma, questo Transit Transit, che non permette (a me) ulteriori commenti proprio per la sua natura esangue, effimera in un certo senso, pur possedendo il fascino d’un languore contagioso a cui è molto facile arrendersi. O forse perché è proprio il tempo qui a mancare.

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