Antony And The Johnsons: Swanlights

Antony è un Artista. Non c'è dubbio. La sua musica può piacere, può irritare, puo' deprimere, può commuovere ma difficilmente lascia l'ascoltatore indifferente. E' quello che succede anche con le undici tracce dell'ultimo Swanlights

Antony and the Johnsons

Swanlights

(Cd, Secretly Canadian)

art-pop

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­­­­Recensione-Swanlights-Antony-JohnsonsSi apre con una dichiarazione di intenti Swanlights, ultima fatica in studio di Antony and the Johnsons, dopo un anno dal precedente The Crying Light, Everything Is New.

“Ogni cosa è nuova” declama il vibrato della voce di Antony artista britannico di nascita, statunitense di adozione, che con il suo pianoforte e i suoi The Johnsons in modo personale e particolare calca le scene musicali dalla fine degli anni novanta.

Antony dichiara all’inizio del suo nuovo album che tutto è nuovo, ma tutto è nuovo rimanendo uguale. Non ci sono eclatanti novità nelle undici tracce dell’album, c’è la voce di Antony perfetta nell’emotiva imperfezione, come sempre guidata dal suo pianoforte e gli arrangiamenti dei brani curati nei minimi dettagli senza togliere mai la sensazione di una certa vivacità improvvisativa.

Permane il tono cupo e sofferto, metafisico degli alti lavori discografici dell’artista. Non c’è dubbio anche di fronte a questo lavoro che siamo di fronte ad un Artista, e allora perché la necessità di un cambiamento? C’è chi lo ama per quello che è e sarà e chi lo trova noioso e decadentemente ripetitivo e continuerà a pensarla così.

Tutto cambia anche restando uguale. Anche la frase Thank You For Your Love ripetuta nell’omonima canzone cantata dalla corposa e dolente voce di Antony sembra assumere un aspetto nuovo, mai sentito.

Nell’album Antony ricambia l’ospitalità avuta da Milady Byork nel suo album Volta di qualche anno fa affiancandola nel virtuoso duetto Fletta che risulta convincente anche nel puro gioco di voci che si realizza.

Un album che si presenta omogeneo e frammentario nello stesso tempo. C’è la coerenza compositiva di Antony a fare da amalgama tra brani sostanzialmente diversi tra i quali meritano particolare attenzione le spettrali The Spirit Was Gone , Swanlights e la drammatica struggente conclusione con l’essenziale Christina’s Farm.

La coerenza e la complessità di questo artista tanto messo a fuoco e delineato quanto sfuggente e particolare vengono quindi, in questo album, nuovamente sviscerate nelle undici tracce nelle quali fortunatamente tutto cambia profondamente restando uguale.

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