Antonio Faraò: Woman’s Perfume

C’è spazio per la sola musica nell’album del trio di Antonio Faraò, una musica che ha la dolce fragranza di un Woman’s Perfume

Antonio Faraò

Woman’s Perfume

(Cd, CamJazz, 2008)

jazz, swing

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Per rendere un’idea seppur vaga del lavoro di Antonio Faraò sarebbe necessario inserirlo all’interno di un’atmosfera stile anni ‘50. Pianoforte sensuale, dolce ma energico ed in lontananza, a fare da sfondo, delle impercettibili percussioni che talvolta quasi spariscono.

Questo il lavoro di quello che si rivela essere un trio formato da Antonio Faraò, Dominique Di Piazza e André Ceccarelli.
Sulla scena jazzistica europea Antnio Faraò è già noto per la cifra stilistica che lo caratterizza e che trae ispirazione dall’esperienza di Herbie Hancock e McCoy Tyner.

Woman’s Perfume è un elogio, un tributo al musicista Armando Trovajoli, di cui il terzetto di Faraò riprende e riarrangia alcuni temi. Ricordiamo che Trovajoli è passato alla storia per, tra l’altro, le colonne musicali di film come Riso amaro (Giuseppe De Santis), La Ciociara (Vittorio De Sica), Profumo di donna (Dino Risi) nonché per essere il padre della nota Roma nun fa’ la stupida stasera.

Woman’s Perfume, registrato a Parigi nel 2006 e in uscita solo ora, rimanda inoltre a quei film con Fred Astaire e Ginger Rogers, a quella atmosfera da luci soffuse e danza così leggera da essere paragonabile ad una danza sulle nuvole. Tuttavia Woman’s Perfume è qualcosa di concreto, per l’esattezza sono dodici brani musicali. Di questi dodici brani è estremamente difficile tradurre a parole ciò che trasmettono in musica.

Il brano di apertura, Totò sexy, ritmato e leggero, è caratterizzato da un dialogo tra pianoforte e basso. In cui il piano riproduce le sonorità più acute e il basso risponde con suoni gravi e profondi.
E mentre Profumo di donna rimanda a un non so che di nostalgico, Positive life ci offre un ascolto più corposo e vitale.
In tutte queste esibizioni il suono delle percussioni seppur flebile, conferma la propria presenza. Per poi abbandonarci in Il prete sposato, dove il pianoforte canta una storia triste ed eterea ma serena che ci lascia con un finale in medias res.

In My father’s song II ritroviamo il dialogo pianoforte-basso di cui sopra, che sia la voce baritona del padre, scomparso mentre il disco veniva registrato, a parlare tramite il basso?
Chiude l’album Paolo il Caldo con un sound frenetico ma ripetitivo che si alterna tra assoli pianistici e dolcezza.

Rilassante ed estremamente piacevole, Woman’s Perfume non permette di essere seguito come un normale album. È facile perderne il filo e scivolare in un ascolto superficiale che tuttavia non è detto ci privi dello spazio per immaginare tutte le possibili storie che le note potrebbero narrare.

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