Amorphis: Skyforger

Terzo ed ultimo capitolo della saga del "Kalevala" poema finlandese che gli Amorphis hanno deciso di omaggiare. Skyforger è un'altra dimostrazione di classe capace di mixare alla perfezione gothic e death melodico con un occhio ben rivolto al folk finlandese

Amorphis

Skyforger

(Cd, Nuclear Blast)

gothic, death

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Il cerchio è chiuso, Skyforger nono full-lenght della prolifica carriera degli Amorphis rappresenta infatti l’ideale “chiusura” della trilogia che la band finlandese decise tre anni fa di dedicare al Kalevala, il più importante poema epico finlandese composto a metà ottocento da Elias Lönnrot.

Un progetto ambizioso, partito proprio con l’ingresso dietro il microfono del dotato singer Tomi Joutsen cui va dato il merito di aver rivitalizzato non poco la carriera di una band che con gli ultimi lavori stava leggermente deragliando in termini qualitativi.

Skyforger è così l’ennesima perla della band nordica, un lavoro che riprende in pieno le atmosfere già apprezzate dei predecessori Eclipse (2006) e Silent Waters (2007), e che se vogliamo rappresenta il perfetto punto d’incontro tra i primi Amorphis (specie per quanto riguarda l’ampio ricorso al cantato gutturale e le atmofere folk) che gli ultimi (quelli che a partire da Tuonela erano più orientati sulla melodia).

Quel che ne esce fuori è così un lavoro maturo, completo, capace di variare con disinvoltura e di passare da vere e proprie bordate metalliche ad atmosfere più soffuse, per certi versi mainstream, ma capaci sempre di tenere ben ad occhio la tradizione folkish che li lanciò nell’olimpo della scena metal europea nei primi ’90.

Il tutto, sia chiaro, senza dover giocoforza ricorrere a pesanti ed ingombranti inserimenti di strumentazioni folk, ma più in particolare evocando spiriti nordici tramite l’utilizzo delle chitarre e più e della voce.

Descrivere così l’album senza dilungarsi è impresa piuttosto ardua tanto ci sarebbe da dire dei dieci brani che lo compongono tanto se si ascolta l’opener Sampo che nei suoi 6 minuti rappresenta il brano per certi versi più aggressivo del lotto, tanto se si continua sulla stessa lunghezza d’onda con Sky is Mine che riporta in luce l’animo più “istintivo” dei nostri anche se rispetto alla precedente è forse più ripetitiva o comunque meno varia, o ancora la durissima Majestic Beast.

E chi cerca la melodia? Subito accontentato, perchè tracks come My Sun o From the Heaven to my Heart non lasciano di certo indifferenti, così come il folk allo stato puro di From Heart I Rose.

Insomma, la più che degna chiusura di una trilogia interessantissima ampiamente uno dei concept più riusciti degli ultimi periodi ma soprattutto la dimostrazione che una band come gli Amorphis nonostante ormai l’onorata carriera alle spalle colpisce ancora duro… Consigliatissimo!

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Luca Di Simone
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