The Three Faces Of Metal

Cosa ci fanno una band russa, una inglese ed una americana nella stessa recensione? No, non è una barzelletta. E’ progressive. E’ hardcore. E’ Metal

Cosa ci fanno una band russa, una inglese ed una americana nella stessa recensione? No, non è una barzelletta. E’ progressive. E’ hardcore. E’ Metal.

Appartengono a questa categoria, infatti, i tre album di cui mi trovo a parlare. Così simili eppure così differenti proprio in virtù delle diverse influenze che li caratterizzano. Influenze che, ad un ascolto approfondito, li marchiano a fuoco.

GrenouerNon è facile descrivere esaustivamente il sound dei russi Grenouer, al loro sesto full-lenght.  Chitarre  pesanti e voce non eccessivamente spinta fanno da retroscena a dei suoni che travolgono. Letteralmente. Interessante, certo, questo Lifelong Days. Sicuramente influenzato, come affermano anche gli stessi membri della band, dagli svedesi Meshuggah ma che non brilla di luce propria e non arriva ai loro livelli. Ma, forse, non era il loro obiettivo. In ogni caso è un lavoro dalla massiccia ed ottima struttura musicale. Sì, massiccia e di piacevole ascolto. (Voto 3,5/5).

Liquid GraveyardCome, del resto, lo sono anche gli inglesi Liquid Graveyard. Con  il loro On Evil Days, infatti, fanno l’ingresso sulla scena internazionale.  Sonorità che vorrebbero il loro punto di forza sulla dicotomia vocale tra il growl del (più) famoso John Walker (direttamente dalla death-metal band Cancer) e la soprano Raquel Walker. Ed il condizionale è d’obbligo in quanto, quello che dovrebbe essere un punto di forza, non riesce pienamente a soddisfare le orecchie di chi ascolta. Peccato. Anche perché, musicalmente parlando, non c’è davvero nulla da eccepire. Suoni puliti e, forse, anche più chiari del dovuto. Quasi avvolgenti. Tendenzialmente stucchevoli quando i gorgheggi ed i vocalizzi si fanno troppo insistenti. (Voto 3/5).

A Skylit DriveVocalizzi lirici che non appartengono, invece, alla band d’oltreoceano A Skylit Drive. Nonostante, anche loro, si facciano forti di una, quasi bambinesca, voce femminile e di una graffiante voce maschile. Potrei definirli una via di mezzo tra i Paramore ed i Bullett For My Valentine. Parliamo di screamo, quindi. Forse questo loro lavoro, Adelphia, è decisamente più adatto ad un pubblico giovane e meno adeguato a chi si aspetta qualcosa dalla scena rock-metal americana e non solo. Ottimi, comunque, come colonna sonora per un’assemblea d’istituto. O per un’occupazione. (Voto 2/5)

Si tratta, perciò, di tre mondi a parte di uno stesso universo che ci fanno addentrare nei grovigli di questi suoni impazziti. Evidentemente.

Che ce ne sia davvero bisogno o meno.

Che vi piaccia oppure no.

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