Spiritual Front: Rotten Roma Casino

Malinconiche ballate, (in)sospettabili aperture melodiche, meno nichilismo e più (brit) pop, sebbene sempre venato da brividi suicide. E’ Rotten Roma Casinò, la nuova attesissima prova del combo romano, tra scenari western e cinematica decadenza

Spiritual Front

Rotten Roma Casino

(Cd+Dvd, Trisol Records/Audioglobe)

indie pop rock

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Spiritual Front- Rotten Roma CasinòShakespearianamente parlando, che ci sia del marcio in Danimarca è cosa ormai ampiamente risaputa, almeno da oltre quattrocento anni. Quello che oggi, invece, colpevolmente ci si ostina a non voler vedere (e di conseguenza, a non comprendere), è l’olezzo che va diffondendosi tra le pieghe della nostra compromessa, corrotta ed assuefatta società, sempre più invischiata in un putridume morale, politico e culturale dal quale sembra impossibile affrancarsi.

Direttamente dal cuore dell’impero, i romani Spiritual Front provano a raccontarci il marciume nel quale stiamo affondando con il loro Rotten Roma Casino, l’attesissimo lavoro che segue a cinque anni di distanza quell’Armageddon Gigolò che li ha consacrati come una delle band italiane più rispettate e conosciute all’estero.

E’ chiaro che nulla può esserci di più oscuro della fine del mondo, ma anche in queste nuove dodici tracce post-apocalisse di luce continua a filtrarne davvero pochina, sebbene l’avvio spiazzante di Darkroom Friendship sembrerebbe annunciare il contrario. Già dalla successiva Sad Almost A Winner, infatti, complice la rinnovata e collaudata collaborazione con i musicisti dell’orchestra di Ennio Morricone, una struggente sinfonia d’archi ci fa piombare nel bel mezzo di un polveroso vortice di tristezza. Ancora più smaccatamente, le influenze di un certo cinema di frontiera solennizzano l’avvio di The Days Of Anger, malinconica cavalcata dall’ampio respiro (spaghetti) western in cui, tra i deserti di Almeria e l’Italia centrale, sembrano rimbombare echi di Calexico infiocchettati da un ritornello brit pop dalla trascinante melodia.

Tra un episodio e l’altro, la voce del carismatico leader e deus ex machina del progetto Spiritual Front, Simone Hellvis Salvatori, sorretta dal basso di Federico Amorosi, dalla batteria di Andrea Freda e dalla chitarra elettrica di Giorgio Maria Condemi, risulta sufficientemente evocativa e convincente nel cantato in inglese, profonda e blues in Song for Johnny, più malleabile e duttile in Cold Love (In A Cold Coffin), macabro tango da saloon condito da colpi di pistola (o da schiocchi di frusta?), alcuni dei momenti più intensi dell’intero disco. Intensità che non si rinnova nella successiva, e conclusiva, Overkilled Heart così esageratamente romantica, così eccessivamente patetica, così dannatamente fuori luogo in un album che, pur permeato da venature suicide pop, riesce a mantenere sempre sotto il livello di guardia la tormentata malinconia che lo pervade.

Seppur meno selvatico ed impulsivo dei lavori precedenti, Roma Rotten Casino sprigiona quarantacinque minuti di musica che non mancherà di affascinare cum juicio anche gli adepti della prima ora, accompagnata, almeno nella limited edition, anche da un dvd all’interno del quale videoclip, performance burlesque, interviste, testi di Pasolini, Majakovskj e Pavese, vi (tele)trasporteranno in quell’oscuro groviglio di peccato ed espiazione da cui le decadenti melodie di una delle band più atipiche del panorama musicale italiano prendono corpo e sostanza, gonfiandosi di malcelata disperazione.

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Ivan Masciovecchio
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