Roulette Cinese

Ibrido Meccanico

(Cd, Interbeat Lab, 2008)

elettronica

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A volte non basta indicare dei riferimenti colti e scrivere testi pieni di espressioni imperscrutabili per fare un disco di qualità.

I Roulette Cinese ci hanno provato con Ibrido Meccanico, proclamandosi suggestionati dalle letture fantascientifiche di Philip K. Dick e puntellando i nove brani blandamente elettronici di testi ermetici e sibillini. Ma il risultato è decisamente inferiore rispetto alle premesse.

Il disco viene presentato (inutilmente) diviso in tre parti: Ibridomeccanico, Ibrido e Meccanico, quest’ultima parte affascinata da Ubik e da Un oscuro scrutare di Philip K. Dick.
I testi oscuri e cervellotici poggiano su delle basi elettroniche rarefatte, in sé non disprezzabili (sebbene nessuna traccia lasci veramente il segno) che riescono a restituire bene le atmosfere lunari e asettiche dei romanzi di fantascienza di cui i Roulette Cinese si dichiarano debitori.

Quello che davvero urta è l’eccesso di intellettualismo gratuito, la presenza di riferimenti culturali un po’ sprecati e non adeguatamente valorizzati. Il tutto è penalizzato da una voce incapace di dare il giusto spessore ai testi già in sé difficili, riuscendo così solo a banalizzare (e a volte, a causa dell’eccessiva enfasi, a ridicolizzare) parole che vorrebbero essere profonde.

Peccato, perché alcuni pezzi, come Un Oscuro Scrutare e Io non Conosco le Cause che Portano alla Morte, contenuti nell’ultima parte del disco, quella più propriamente elettronica, hanno uno slancio che avrebbe potuto portare a risultati più interessanti, ma che si risolve in una serie di paroloni senz’anima.

Più semplicità e meno velleità intellettuali: prima di perdersi in luoghi fantascientifici, i Roulette Cinese dovrebbero cercare di trovare la loro strada qui, in questo mondo.