Steve Howls: Holding back my days

Steve Howls esordisce con Holding back my days, quattro diamantini loner-folk da paura, un esordio che è già un classico underground

Steve Howls

Holding back my days

(Sherpa Records)

acoustic songwriting, nu-folk

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STEVE HOWLSE se bellezza deve essere, che bellezza sia. Già basta l’aggettivo per descrivere il debutto Holding back my days di Stefano Laruccia in arte Steve Howls, esperimento sonoro di quattro tracce per una avventura solitaria e estetica, un ovattato, acustico e soffice tormento interiore che emerge nettamente dal marasma sonoro circostante, un piccolo tesoro di soft-folkly dreaming splendido e tenero probabilmente da considerare come il miglior debutto underground dell’anno.

Ep di visioni, spazi allargati, albe nebbiose, atmosfere lontane, tracce intime con la sola compagnia di armonici di chitarra che fanno sognare e volare in luoghi non luoghi, in quell’infinito circoscritto dei sentimenti solitari e introspettivi che  – anche se un ep concepito durante un soggiorno del cantautore a Copenhagen – riporta intatte quelle sensazioni Appalachiane di Keep on walking, quei profumi freschi di muschi, resina e libertà.

Howls trasporta con sé un’aura Nash/Crosbyana limpida, una velatura field che fa innamorare, il caracollare di White walls, il viaggio mentale These clouds e gli echi percossi di Sailors stringono dentro un ascolto al cospetto di un cristallo poetico da paura. Ribadiamo, da paura!

 

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