Sintomi Di Gioia: recensione Cd omonimo

Suona come un vecchio 45 giri Sintomi Di Gioia, il nuovo album degli omonimi Sintomi Di Gioia, una cornice Battistiana per racconti spensierati di squarci di vita privata e quotidianeità socio-politica.

Sintomi Di Gioia

Sintomi Di Gioia

(Cd, Indidacosa/Venus)

indie, canzone d’autore


Sintomi Di GioiaA quattro anni di distanza dal loro esordio con Segnalibro torna la band alessandrina Sintomi Di Gioia.

Il loro nuovo lavoro omonimo, Sintomi Di Gioia, uscito lo scorso 30 ottobre, gode della partecipazione di Umberto Maria Giardini (Moltheni), che oltre ad aver collaborato alla produzione artistica, ha anche suonato la batteria in Di Blu, Pieno D’Oro e Canzone Per T. L’album rappresenta per la band un nuovo inizio.

Infatti, dopo aver ridotto il nucleo dei componenti a due ed aver abbandonato l’approccio inizialmente rock cambiano rotta verso un genere più intimo, cantautorale, che indubbiamente affonda le radici nella musica popolare italiana degli anni ’60. Sintomi di gioia si presenta  musicalmente come un vero e proprio disco d’altri tempi, l’amore per il classico è grande e si diffonde come filo comune in tutte le canzoni, sia nella musica che nei testi.

Di Blu, il primo singolo, con nostalgia e malinconia, ricorda il tempo della giovinezza, il tempo “delle merende”, in cui eravamo tutti in grado di liberare la mente senza i preamboli e i preconcetti che ci pervadono da adulti. In Ordine e Balcone la somiglianza con le classiche ballate italiane degli anni ’60 è cristallina. Ritornano al presente poi nella Canzone Per T, dedicata al giornalista Marco Travaglio e in Varietà, dove con sapienza linguistica e artistici giochi di parole criticano la mediocrità della televisione e l’immobilità dell’economia attuale ( “Un varietà che non varia mai”). Sembra invece discostarsi dal mood dell’album, facendo la differenza, Due Minuti Prima Che Cambiassi Idea, che ricorda vagamente i colleghi Tiromancino per la leggerezza delle note e la dolcezza delle parole nel raccontare una storia d’amore. Intrigante.

Un album sicuramente adatto a un ascoltatore senza pretese, amante della vecchia Italia di Tenco e Gino Paoli, ma forse un po’ anacronistico, stilisticamente parlando. Manca infatti una traccia, anzi “la” traccia, quella che ti rapisce fino a farti innamorare di loro. Un’ode al passato e, una sua emulazione, ben riuscita. Ma i vecchi Sintomi Di Gioia risultavano senza dubbio molto più particolari ed interessanti.


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