Guido Maria Grillo: Non E’ Quasi Mai Quello Che Appare

Il secondo lavoro dell'artista salernitano è un'elegante malinconia che combatte a colpi di musica i disagi esistenziali del nostro tempo. Una carica di passione e spleen per un discepolo di De Andrè dai tratti verdeniani

Guido Maria Grillo

Non E’ Quasi Mai Quello Che Appare

(CD, AM Productions)

alternative, indie

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guido_maria_grilloElegante malinconia. Decadentismo lirico. Rassegnazione polifonica. Si porebbero coniare decine e decine di definizioni per uno stile che unisce lo spleen e il magone tipico di gruppi come Verdena e Afterhours con la raffinatezza e la ricercatezza di un suono multi-strumentale in cui pianoforte e violino la fanno da padrone e sembrano accarezzare il magone dei testi con una grazia senza tempo.

Guido Maria Grillo, origini salernitane, laureato in Filosofia con una tesi su Fabrizio De Andrè, è un cantautore operativo in quel di Parma, dove ha anche creato uno spazio di riferimento per la musica emergente italiana (il MATERIAoff). E’ stato vincitore nel 2006 dei concorsi Bolognamusicfestival e Musicacontrocorrente – premio canzone d’autore di Roma; vanta inoltre diverse partecipazioni e aperture ad artisti come Battiato, Renga, Gazzè, Le Vibrazioni.

Non E’ Quasi Mai Quello Che Appare, che esce a solo un anno di distanza dal disco d’esordio, è il suo secondo lavoro, pubblicato così come il primo dall’etichetta AM Productions di Bologna. E’ un disco che rappresenta un’evoluzione stilistica rispetto al primo, soprattutto dal punto di vista delle sonorità, più ricche di sfumature e di più ampio respiro. Tinte scure e profondità di pensiero sono nettamente il filo conduttore di un album che è sicuramente anche sfogo personale dell’autore e che sa accostare urla a sussurri, dolcezza ad acidità, facendone un turbine di passioni. Le influenze sono le più svariate e vanno da Fabrizio De Andrè a Jeff Buckley, passando per Le Vibrazioni, l’elettronica minimale, Tom Waits e tanti altri.

Abbandono, vuoto nostalgico, disagio esistenziale di stampo Nietzscheano sono alcuni dei temi ricorrenti nei brani di Grillo, che è senz’altro simbolo di quest’epoca storica segnata dalla crisi dei valori e delle certezze, in bilico tra volontà e disperazione. Preghiera, traccia d’apertura del cd, è un grido di rassegnazione lucido e graffiante, ritmato da un piano pesante e da inesorabili battiti di mano, che si scaglia contro le promesse dell’aldilà religioso e che ribadisce i concetti di dolore e precarietà della condizione umana. In Come Un Cane, esplode il topos dell’abbandono già citato e la flebile voce delle strofe, cullata da note di violino, si contrappone a dei ritornelli marcati e carichi di ira, accompagnati da cori leggeri. Emergono anche sprazzi di tema sociale ne Il Tango Dei Naufraghi e L’Età Dell’Oro Nero, rispettivamente dedicati alla sofferenza degli emigranti abbandonati al loro destino e ai soprusi dell’Occidente dell’eta del petrolio ai danni dei Paesi del terzo mondo. Per il resto le canzoni sono un continuo eco di amore e sofferenza, perdita e ineluttabilità, da Avrò Cura Di Te a L’Amore Più Segreto. Da segnalare, infine, la delicatezza della cover de Il Sogno Di Maria di De André, canzone mistica ispirata ai Vangeli Apocrifi, con cui Grillo vuole omaggiare quello che è senza dubbio il suo riferimento principe nel panorama musicale storico italiano sia per impegno sociale che di pensiero.

Da ascoltare con luce soffusa. E senza fretta.

 

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