Cristina Donà: Torno A Casa A Piedi

Il fascino sovversivo della lentezza, l’importanza dei piccoli gesti quotidiani, la straordinaria bellezza della normalità, l’amore che arriva e quello che se ne va. Torno A Casa A Piedi, il nuovo e rivoluzionario lavoro della cantautrice lombarda, esplode dentro come una preghiera, ancorato alla terra e intriso di contagiosa e colorata felicità

Cristina Donà

Torno A Casa A Piedi

(Cd, Emi Music Italy)

pop d’autore

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Cristina Donà- Torno A Casa A Piedi«Ho provato a partecipare a Sanremo ma penso che il mio brano non l’abbiano neanche ascoltato». Basterebbe partire da questa (stra)ordinaria consapevolezza per farsi un’idea, oltre che del livello di (in)competenza che si registra in certi asfittici ambienti musicali italiani, della forza di un’artista come Cristina Donà, una delle autrici più interessanti ed originali che, suo malgrado, questo scanzonato Paese possa attualmente vantare.

Un’interprete che dopo vent’anni di più che onorata carriera, scanditi e caratterizzati da ben sette album (compreso uno in lingua inglese destinato al mercato internazionale), da premi, riconoscimenti ed una serie praticamente infinita di collaborazioni in Italia e all’estero, dal rispetto e dalla considerazione di un mostro sacro della musica mondiale come Robert Wyatt, è ancora capace di mettersi in gioco come un’esordiente, felice nel rinnovarsi continuamente e di stupirci con un nuovo, rivoluzionario lavoro.

Torno A Casa A Piedi, questo il titolo, è un disco intriso di contagiosa e colorata felicità, che in qualche modo completa il percorso avviato nella precedente quinta stagione. Infatti, il definitivo abbandono di una certa attitudine folk rock, favorito dalla collaborazione con il fiorentino Saverio Lanza, co-autore delle musiche, qui trova il suo legittimo compimento, dando vita ad un universo sonoro evocativo del miglior pop d’autore, dalle luminose aperture orchestrali fino alle più introspettive e malinconiche ballate, in un alternarsi di archi, fiati, organetti ed un pizzico di elettronica.

Una cornice sonora ideale in cui inquadrare piccoli frammenti di magica quotidianità, narrando dell’importanza dei gesti semplici ma sinceri, della sovversiva bellezza della lentezza che consente di apprezzare meglio certi dettagli, dell’amore che arriva, quello che esplode dentro come una preghiera, e di quello che se ne torna a casa a piedi. Oppure di quello totalizzante Più Forte Del Fuoco, il brano scritto per la piccola Olivia che non c’è più, in cui si può ascoltare, forse, il verso più bello di tutto l’album (“…chi ha già provato le ortiche riconosce la seta…”). Ma è davvero difficile scegliere tra le splendide liriche della Donà, proposte come sempre da quella voce dilatata e sospesa che ci si aggancia al cuore e non lo molla più, vero e proprio marchio di fabbrica dell’autrice lombarda.

E’ un inno alla vita questo tornare a casa a piedi, un riappropriarsi di sé, dei propri tempi e dei propri spazi, un girovagare a zonzo per la città, un invito ad uscire dalle proprie solitudini ed a guardare negli occhi le proprie inquietudini. Perché leggerezza non è necessariamente sinonimo di banalità. E perché, a volte, i Miracoli possono anche succedere…

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