Absinthe: Chapter One:Urban Fairytales

Con Chapter One:Urban Fairytales è proprio una fiaba quella che ci propongono i milanesi Absinthe. Una fiaba a lieto fine, ovviamente.

Absinthe

Chapter One: Urban Fairytales

(Cd, Uk Division Records)

rock

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ABSINTHENon credo che mai il titolo di un album sia stato maggiormente azzeccato. Infatti con Chapter One: Urban Fairytales, gli Absinthe ci permettono di capire subito l’atmosfera che permea il loro primo full lenght. E’ proprio una fiaba, infatti, quella che ci propongono questi cinque ragazzi di Milano.

Un concept-album, per la precisione. Infatti Sara Fusciante (vocalist), Stefano Zuccala (lead guitar), Andrea Costantini (guitar & keyboards), Riccardo Lazzari (bass) e Mauro Mengotto (drums) è della vita di ogni giorno che ci vogliono parlare. Della frenesia ed anche, perché no, dell’amore.

L’impatto iniziale è davvero particolare. In primis, perché non vi sono solo canzoni in lingua Inglese ma anche in Italiano. Molto patriottico ma, purtroppo, il rock non è proprio il genere di musica che calza meglio al nostro amato idioma. Forse è anche per questo che sembra di passare, man mano che si procede nell’ascolto, da un concerto dei The Killers alla colonna sonora del film delle fatine Winx. Per quanto, anche quest’ultima, ha una sua buona ragion d’essere, presa per quel che è e poi, sempre di fairytale parliamo.

In ogni caso l’album si apre proprio bene. Una intro di rumori urbani seguita subito da tre pezzi davvero buoni tra cui Crystal: 3 minuti coinvolgenti, una canzone capace di catturare seriamente l’attenzione. Nella parte centrale di questo lavoro, però, le sonorità tendono un po’ ad appiattirsi e a perdere quel brio che contraddistingue le prime tracce. Peccato. Il problema, comunque, viene ovviato (grazie) alla 9 canzone: Fallin’ Down di un rock abbastanza forte, che si ascolta con molto piacere.

Le influenze che scorrono tra un assolo di chitarra ed uno di batteria sono molte. Forse perché i diversi componenti del gruppo vengono ognuno da esperienze molto differenti tra loro. Ed ecco, quindi, che si riescono ad apprezzare sfumature blues piuttosto che hard-rock e venature pop.

In definitiva?! Un gruppo che parte da una buona base. Un gruppo ancora acerbo ma pieno di ottime potenzialità. Un gruppo che, mi auguro, non si lasci fuorviare troppo dalle “costrizioni” commerciali che, a volte, possono far imboccare strade più semplici ma meno coinvolgenti ed appassionate.

Un gruppo del quale spero di ascoltare presto il secondo album.

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