Pierpaolo Capovilla: Eresia

Apprezzabile per chi non lo conosceva, in quanto buon interprete di Bene-Majakowskij, e leader carismatico per i fan de Il Teatro degli Orrori, Capovilla dà prova della propria abilità di lettore/attore

Pierpaolo Capovilla canta Vladimir V. Majakovskij

Roma, Circolo degli Artisti, 9 marzo 2011

live report

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majakovskij-eresiaC’erano un po’ di pregiudizi legittimi ad anticipare il reading – Eresia – di Pierpaolo Capovilla, leader de Il Teatro degli Orrori al Circolo. Tutti pregiudizi che, lungi dal riguardare il lato prettamente musicale della band o quello performativo di Capovilla, avevano a che fare più col discorso teatral-letterario relativo all’evento.  Ciononostante i dubbi non toccavano nemmeno una presunta “autorizzazione” da avallare, affinché potesse essere considerato Capovilla più o meno adatto alla rappresentazione dei testi del poeta russo. Riguardavano invece (più che altro) la paternità della performance, ovvero l’originalità reale dello stile musical-rappresentativo/recitativo delle letture prese in considerazione.

Ma questo avrebbe forse sorpreso di più se non si conoscesse la sincera ammirazione del cantante veneziano per l’attività teatrale – e forse anche extra-teatrale – di Carmelo Bene. Perché basterebbe dare un’occhiata al Quattro Diversi Modi di Morire in Versi di quest’ultimo, per capire come l’ex One Dimensional Man debba al compianto attore salentino praticamente tutto del suo approccio alla lettura delle poesie di Majakowskij. Passando in tal modo, praticamente, dalla citazione – già presente nell’attività musicale de I.T.d.O. – al plagio vero e proprio.

E invece, nonostante tali premesse, la performance di Capovilla – suddivisa in due atti: Eresia Socialista e Eresia dell’Amore – non sorprende innanzitutto proprio per la consapevolezza e programmaticità dell’omaggio reso, probabilmente prima ancora che al cantore della rivoluzione d’Ottobre e della prima società sovietica, proprio allo stesso Carmelo Bene. Lo si nota dalla voce e dal conseguente stile recitativo di Capovilla, che riecheggiano in maniera diretta/immediata i registri vocali di C.B., e dallo stesso modo in cui vengono dispiegate le parole lungo l’arco dell’esibizione. Così come lo si nota pure dall’accompagnamento musicale più che degno realizzato dalle chitarre, sintetizzatore e laptop di Giulio Ragno Favero, dal pianoforte di Kole Laca e dal contrabbasso di Richard Tiso – in questo caso bene in sintonia con l’approccio esecutivo di Vittorio Gelmetti.

Mettendo dunque da parte le riserve iniziali, è legittimo affermare che l’esibizione, nel complesso, è sembrata più che soddisfacente, soprattutto se interpretata come una “riesumazione” dello spirito dissacratorio – pur non direttamente in relazione con la recitazione di Majakowskij – di Bene. I cambi di tono secondo quella che era una sua tecnica, caratterizzavano adeguatamente l’andamento che, forse in maniera del tutto opposta a quella dell’attore, evidenziavano volta per volta precise modificazioni del mood poetico nei casi specifici, differentemente da quello che poteva essere il lasciarsi andare alle contraddizioni interne, e quindi ai significanti, di C.B.

E questo lo si è potuto riscontare, ad esempio, nella lunga Il Flauto di Vertebre, dove le anime contrapposte dei versi han potuto trovare una giusta dimensione nel loro altalenare da un’esposizione sommessa alle urla di L’amore è morto!. Mentre nella poesia su Mussolini è venuto fuori lo sprezzo, qui di natura evidentemente politica, anche in relazione alla situazione italiana attuale. Sprezzo che si è poi tramutato in tormento in Invece di una Lettera, con gli ultimi versi sussurrati quasi come rotti dal pianto.

Bisogna prenderlo, dunque, per quello che è Pierpaolo Capovilla (e i relativi concerti-reading), con tutti i suoi limiti e punti di forza. Apprezzabile per chi non lo conosceva, in quanto buon interprete di Bene-Majakowskij, e leader carismatico per i fan de Il Teatro degli Orrori, in quanto ottimo lettore di versi di uno dei più grandi poeti del Novecento. E tutto questo senza pretese.

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